La riforma dell’imposizione delle imprese naufraga nelle urne
Raramente un progetto sostenuto da governo e maggioranza del parlamento aveva registrato una sconfitta così sonora. Domenica quasi il 60% dei votanti ha detto no alla riforma dell’imposizione delle imprese, un progetto che avrebbe dovuto adeguare il sistema fiscale svizzero ai nuovi standard internazionali elaborati dall’OCSE.
Era dal maggio del 2014 che il governo e la maggioranza del parlamento non subivano una ‘batosta’ in una votazione federale. Allora, però, la proporzione di ‘no’ all’acquisto dei nuovi caccia Gripen fu solo del 53,4%.
Questa volta la bocciatura è molto più secca. Il 59,1% dei votanti ha respinto la terza riforma dell’imposizione delle imprese. Ed è proprio l’ampiezza del risultato che sorprende: nell’ultimo sondaggio, la riforma era ancora sostenuta dal 45% degli intervistati.
Il progetto non è riuscito ad imporsi neppure in molti Cantoni dominati da una solida maggioranza di partiti di centro e di destra.
Come mai? Secondo il responsabile dell’attualità nazionale della RSI, “il voto può essere letto come un segnale d’insofferenza della classe media svizzera, al di là degli steccati di partito; una classe media confrontata da anni con salari stagnanti e quindi con una perdita del potere di guadagno”.
La riforma era stata lanciata due anni fa dal governo per adeguare il sistema fiscale svizzero ai nuovi standard dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. L’obiettivo era di sopprimere certe pratiche fiscali che permettono alle imprese transnazionali, ad esempio le holding che hanno solo attività amministrative o una sede fiscale in Svizzera, di ridurre o di azzerare le loro tasse.
Per controbilanciare il rischio di vedere queste aziende lasciare la Confederazione, il progetto prevedeva l’introduzione di misure di sgravio fiscale per tutte le ditte presenti sul territorio. Per le casse della Confederazione, questi sgravi avrebbero provocato perdite fiscali di 1,3 miliardi di franchi all’anno e almeno altrettanto per quelle di cantoni e comuni.
Troppo per il Partito socialista, che aveva lanciato il referendum contro quello che aveva definito un regalo fiscale alle imprese.
Statuti fiscali privilegiati
In Svizzera vi sono circa 24’000 aziende che godono di regimi fiscali speciali. Si tratta principalmente di holding, società miste e società di domicilio, che non esercitano nella maggior parte dei casi nessuna attività produttiva o commerciale sul territorio elvetico.
Queste società rappresentano solo il 7% di tutte le aziende con sede in Svizzera, ma assicurano circa la metà delle tasse prelevate dalla Confederazione sugli utili delle imprese. La Confederazione applica un’aliquota effettiva dell’7,8% per tutte le imprese.
Per quanto riguarda i Cantoni, holding, società miste e società di gestione garantiscono circa il 21% delle imposte sugli utili versate da tutte le imprese. Nei Cantoni, queste società sottostanno ad aliquote molto basse o sono addirittura esentate da tasse.
Il loro onere fiscale complessivo (Confederazione, Cantoni e Comuni) si situa tra il 7,8 e il 12%. Per le altre aziende attive in Svizzera questo onere varia invece tra il 12 e il 24%.
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