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Sì netto alla naturalizzazione agevolata

La naturalizzazione agevolata per gli stranieri della terza generazione ha convinto i cittadini svizzeri: oltre sei votanti su dieci l’hanno accettata. Sì nelle stesse proporzioni anche per il nuovo fondo stradale. Ma a creare la sorpresa è soprattutto il naufragio della riforma della tassazione delle imprese.

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La prassi per ottenere la cittadinanza svizzera sarà un po’ facile per i giovani stranieri della terza generazione. Stando ai dati non ancora definitivi, il 60,4% dei votanti ha infatti accettato domenica la modifica costituzionaleCollegamento esterno in tal senso. Il decreto federale ha superato anche lo scoglio della maggioranza dei cantoni (in Svizzera ogni modifica della Costituzione deve infatti ottenere sia la maggioranza popolare che quella dei cantoni). La proposta è stata respinta solo in sette cantoni della Svizzera centrale ed orientale.

Non è la prima volta che i cittadini svizzeri devono esprimersi sulla questione. Nel 2004, un progetto di naturalizzazione facilitata era stato bocciato. Allora, però, veniva introdotto un automatismo. Non questa volta. Affinché uno straniero possa beneficiare della naturalizzazione agevolata deve infatti avere meno di 25 anni, essere nato in Svizzera, detenere un permesso di domicilio (permesso C) e aver frequentato almeno 5 anni di scuola dell’obbligo nella Confederazione.

E non è tutto. Questi ultimi due criteri devono essere soddisfatti anche da almeno uno dei genitori, che deve aver vissuto in Svizzera per 10 anni. Per quanto riguarda i nonni del candidato, uno dei due deve poter dimostrare di aver avuto un permesso di dimora o di essere nato nella Confederazione. Secondo uno studio pubblicato in dicembre, i giovani che potrebbe richiedere la naturalizzazione agevolata dovrebbero essere circa 2’200 all’anno.

Il progetto, lanciato otto anni fa dalla consigliera nazionale socialista e figlia di immigrati italiani Ada Marra, era combattuto dall’Unione democratica di centro (UDC, destra nazional-conservatrice). Il governo e tutti gli altri partiti più importanti rappresentati in parlamento invece lo sostenevano.

Un no inaspettato in queste proporzioni

Se il sì alla naturalizzazione agevolata non giunge del tutto inatteso, la bocciatura del progetto di riforma dell’imposizione delle imprese fiscaleCollegamento esterno sorprende, soprattutto per le dimensioni. Il 59,1% degli elettori l’ha infatti respinta.

La riforma era stata lanciata due anni fa dal governo per adeguare il sistema fiscale svizzero ai nuovi standard dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. L’obiettivo era di sopprimere certe pratiche fiscali che permettono alle imprese transnazionali, ad esempio le holding che hanno solo attività amministrative o una sede fiscale in Svizzera, di ridurre o di azzerare le loro tasse.

Per controbilanciare il rischio di vedere queste aziende lasciare la Confederazione, il progetto prevedeva l’introduzione di misure di sgravio fiscale per tutte le ditte presenti sul territorio. Per le casse della Confederazione, questi sgravi avrebbero provocato perdite fiscali di 1,3 miliardi di franchi all’anno e almeno altrettanto per quelle di cantoni e comuni.

Troppo per il Partito socialista, che aveva lanciato il referendum contro quello che aveva definito un regalo fiscale alle imprese.

Il Fondo stradale si farà

La votazione sul nuovo Fondo nazionale per le strade nazionaliCollegamento esterno (FOSTRA) non ha invece riservato sorprese. Il 62% dei votanti ha accettato la modifica costituzionale che permette la creazione di questo nuovo fondo, il cui obiettivo è di assicurare il finanziamento a lungo termine per la manutenzione e l’ampliamento delle strade nazionali e per progetti di traffico d’agglomerato.

Attualmente esiste già un fondo infrastrutture che è alimentato dall’imposta sugli oli minerali e dal contrassegno autostradale (la famosa “vignetta” da 40 franchi). Questi mezzi finanziari, secondo le autorità federali, in futuro potrebbero non bastare. I costi di manutenzione e ampliamento delle strade continuano infatti ad aumentare e nel contempo le entrate sono diminuite (le automobili consumano sempre meno benzina…).

Per questo è necessario assicurare nuove fonti di finanziamento. Ciò avverrà attraverso una serie di misure. Il dazio prelevato su ogni litro di benzina e diesel (che ammonta oggi a 30 centesimi e che è rimasto invariato dal 1974) sarà aumentato di 4 centesimi. Inoltre, alle strade nazionali dovrà essere attribuito il 60% invece dell’attuale 50% dell’imposta sugli oli minerali.

A queste due fonti di finanziamento verranno ad aggiungersi gli introiti dell’imposta sulle importazioni autoveicoli e, dal 2020, della tassa sui veicoli elettrici. 

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