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Alitalia a un passo dal fallimento

Si apre forse uno spiraglio nella crisi di Alitalia, dopo il voto contrario dei dipendenti al piano di ristrutturazione della compagnia. Fonti della Commissione europea non escludono infatti la possibilità di “aiuti di Stato” poiché “sono passati più di 10 anni dall’ultima volta” che sono stati erogati.

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Ma si tratta solo di un flebile lumicino nella tempesta che sta di nuovo coinvolgendo il vettore italiano, dopo la bocciatura perentoria alle urne dell’accordo del 14 aprile che prevedeva tagli agli stipendi dell’8% e 980 esuberi ma anche l’immissione di 2 miliardi di euro nell’azienda, che perde ormai 2 milioni al giorno, per finanziare il nuovo piano industriale quinquennale.

Referendum chiaro

Il 67% dei lavoratori ha detto chiaramente di non voler subire il ricatto di Etihad, che controlla il 49% dell’aerolinea, e delle banche. Ma un piano B al momento non esiste e se a breve non si presenteranno nuovi (al momento improbabili) acquirenti o finanziatori il destino di Alitalia è segnato. Lufthansa, indicata come possibile acquirente dell’ex compagnia di bandiera, ha detto di non voler commentare mere speculazioni.

Intanto il cda di Alitalia ha fatto sapere oggi che “data l’impossibilità di procedere alla ricapitalizzazione”, ha “deciso di avviare le procedure previste dalla legge”, vale a dire il commissariamento che preluderà al fallimento, e ha convocato l’assemblea dei soci per il 2 maggio. Iter condiviso dal patron di Etihad James Hogan secondo cui il rifiuto dell’accordo, sostenuto da azienda, governo e sindacati, da parte dei lavoratori “è profondamente deludente”

La politica si muove in ordine sparso

I vertici di Alitalia hanno comunque assicurato che il programma e l’operatività dei voli “non subiranno al momento modifiche”. Mentre infuria la polemica politica tra chi prospetta la nazionalizzazione di Alitalia e chi lo stop all’ennesimo inutile finanziamento all’ex compagnia di bandiera a spese dei contribuenti. 

In serata il ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda ha precisato l’Unione europea potrà autorizzare un aiuto pubblico, sotto forma di prestito-ponte, per un periodo limitato di 6 mesi e a precise condizioni. Nel contempo ha escluso le ipotesi di nazionalizzazione della compagnia e di amministrazione straordinaria per un periodo di 5 anni. Il che significa che nei prossimi mesi o salterà fuori un compratore o l’azienda andrà in liquidazione.

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