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Vaccini, via libera di Berna al richiamo per gli adolescenti

Zona d attesa per vaccinati.
Avanti con le terze dosi anche per gli adolescenti. Keystone / Georgios Kefalas

Autorizzato il booster di Pfizer/Biontedch per adolescenti e coloro che hanno ricevuto il vaccino Janssen, Vertenza sui contratti e sui costi concordati da Berna con le cause farmaceutiche.

L’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) e la Commissione federale per le vaccinazioni (CFV) si sono espressi a favore della vaccinazione di richiamo contro il coronavirus per la fascia di età dai 12 ai 15 anni e per le persone che hanno ricevuto una dose del preparato Janssen.

Sono state inoltre aggiornate le direttive in materia. È stato deciso che per il richiamo verrà utilizzato il farmaco Pfizer/Biontech a tecnologia mRna (o Rna messaggero), da iniettare non prima di quattro mesi dall’immunizzazione di base, a meno che non vi sia stata una precedente infezione da cui il paziente è guarito.

Omologazione “esterna”

L’autorizzazione, ha precisato l’Ufficio federale della sanità pubblica, svoltosi al di fuori del consueto iter di omologazione dell’istituto federale dei farmaci Swissmedic, avviene in base ai dati di efficacia per i giovani adulti e di sicurezza analizzati dalla Food and Drug Administration (FDA), l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici.

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Inoltre, sempre in base agli approfondimenti clinici condotti, il richiamo con il preparato di Pfizer/Biontech viene consigliato anche ai soggetti cui è stato inoculata in precedenza la monodose del vaccino vettoriale Janssen della Johnson&Johnson poiché, a detta degli esperti, offe una protezione più elevata da un’infezione sintomatica con la variante Omicron rispetto al secondo.

Il farmaco immunizzante di Johnson&Johnson continua ad essere raccomandato dalle autorità sanitarie alle persone maggiorenni che non possono per motivi medici – o non vogliono – sottoporsi a immunizzazione con un preparato a mRna.

Quanto spende Berna per i vaccini?

Queste le novità di tipo medico che sono emerse dalla stretta attualità quotidiana sulla strategia portata avanti per il contenimento della pandemia.

Sullo sfondo restano invece  le questioni riguardanti la spesa che gli Stati, in particolare la Confederazione, si trovano ad affrontare per le vaste campagne vaccinali in corso e per la natura degli accordi stipulati con le case farmaceutiche.

In proposito c’è da registrare la vertenza, venuta alla luce giovedì sul sito dell’incaricato federale sulla protezione dei dati e per la trasparenza (Ifpdt) – l’autorità svizzera di sorveglianza sul rispetto delle disposizioni a tutela delle informazioni personali da parte di privati e organi pubblici – che vede contrapposti l’Ufficio federale della sanità pubblica e un avvocato.

Il legale chiede infatti, appellandosi alle norme della Legge federale sul principio della trasparenza, l’accesso ai contratti di fornitura sottoscritti da Berna con le case farmaceutiche, in particolare i costi sostenuti finora e le previsioni di spesa per il completamento della campagna di vaccinazione.

Berna si oppone alla richiesta sostenendo che l’approvvigionamento del vaccino tuttora in corso e la divulgazione dei dettagli contrattuali indebolirebbero la posizione della Confederazione nelle trattative che sta conducendo con i produttori del farmaco preventivo contro il Covid.

Possibile intervento del Tribunale amministrativo federale

L’incaricato federale, intervenuto nell’ambito di una procedura di conciliazione, ha raccomandato in data 18 gennaio all’amministrazione federale, una volta sentite le aziende coinvolte, di rendere pubblici i contratti siglati per le forniture di vaccini ricevuti (Pfizer, Moderna e Johnson&Johnson).

A questo punto bisogna attendere le prossime mosse dell’Ufficio federale della sanità pubblica. Se continuerà ad opporsi alla pubblicazione dei contratti dovrà emettere una decisione in questo senso entro 20 giorni, che sarà successivamente vagliata dal Tribunale amministrativo federale.

Della questione si erano occupate anche le due camere federali nel quadro della revisione della Legge federale sulle basi legali delle ordinanze del governo volte a far fronte all’epidemia di COVID-19 (Legge COVID-19), durante la sessione invernale. Alla fine, in sede di conciliazione, l’ha spuntata il Consiglio degli Stati (Camera alta) che si era espresso contro la pubblicazione dei dettagli dei contratti di fornitura.

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