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Uri corre ai ripari di fronte all’aumento dei contagi

manifestanti su una piazza
Altdorf, capoluogo del Canton Uri, è stato teatro sabato di una manifestazione non autorizzata che ha riunito alcune centinaia di persone contrarie alle misure anti-covid. Keystone / Urs Flueeler

Confrontato con un'evoluzione preoccupante della pandemia, il Cantone della Svizzera centrale ha preso una serie di misure. Intanto, l'Unione svizzera delle arti e mestieri esige la ripresa totale delle attività sociali ed economiche.

Più test nelle scuole, chiusura anticipata delle stazioni sciistiche e rinvio degli interventi non urgenti all’ospedale cantonale: sono questi i provvedimenti adottati dalla autorità urane per far fronte all’incremento dei contagi da Sars-CoV2.

A preoccupare è soprattutto l’evoluzione del tasso di occupazione nel reparto di cure intensive del nosocomio cantonale. Negli ultimi 14 giorni, il tasso di positività dei test PCR effettuati nel Cantone è stato del 18,3%, il dato più alto di tutta la Svizzera.

Le misure annunciate lunedì rappresentano un compromesso tra quanto raccomandano gli epidemiologi e ciò che la popolazione può accettare, ha indicato il Governo cantonale.

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Due giorni fa, Altdorf (il capoluogo cantonale) è stato teatro di una manifestazione non autorizzata che ha riunito alcune centinaia di dimostranti per protestare contro le misure anti-coronavirus.

L’annuncio delle autorità urane avviene nel momento in cui il numero di contagi sembra aumentare di nuovo in Svizzera. Nelle ultime 72 ore (il fine settimana non vengono comunicati dati quotidiani), sono infatti stati registrati 5’583 nuovi casi. Una settimana fa erano meno di 5’000. Il tasso di occupazione dei letti nelle terapie intensive è del 65,5%. Poco più di due letti su 10 sono occupati da pazienti Covid.

Malgrado un’evoluzione pandemica non proprio rassicurante, l’Unione svizzera delle arti e mestieri (l’associazione ombrello delle piccole e medie imprese) ha chiesto lunedì la fine immediata del lockdown parziale in vigore da fine 2020.

Per l’organizzazione, l’approccio del Governo alla crisi si basa quasi esclusivamente su considerazioni sanitarie e non tiene conto di fattori importanti come la politica economica e le questioni sociali.

Per l’Usam bisogna quindi riaprire il prima possibile, utilizzando tutti gli strumenti a disposizione per contenere la propagazione della pandemia: test a tappeto, vaccinazioni, tracciamento dei contatti e piani di protezione adeguati.

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Un appello che va in parte in questo senso è giunto anche dalla Commissione dell’economia del Consiglio nazionale (camera bassa), che ha chiesto al Governo di presentare degli scenari dettagliati per una riapertura delle aziende chiuse a causa della crisi. È “urgente” che il Consiglio federale dia loro delle prospettive.

Chi è toccato da questi provvedimenti deve poter sapere quando e a quali condizioni potrà riprendere le sue attività, ha spiegato il presidente della Commissione Christian Lüscher.

Diversi esperti mettono però in guardia su eventuali riaperture troppo rapide. Per l’epidemiologo dell’Università di Ginevra Didier Pittet, intervistato dalla Radiotelevisione svizzera, “sta succedendo la stessa cosa che è successa l’estate scorsa e ricordiamo tutti come è andata a finire”.

Secondo Pittet, ci sono alcune riaperture che sono possibili – ad esempio le terrazze dei ristoranti, ma non i locali interni – a condizione però “che le precauzioni vengano sempre rispettate, cosa che spesso non avviene”. E poi – aggiunge – “bisogna testare e ancora testare, cosa che la Svizzera non fa abbastanza”.

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tvsvizzera.it/mar/ats con RSI (TG del 12.4.2021)

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