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Le proposte per superare le strettoie del federalismo elvetico

Christian Rathgeb
Il presidente dei governi cantonali Christian Rathgeb. © Keystone / Michael Buholzer

Per evitare il ripetersi di una nuova ondata pandemica, come quella prodottasi nell'autunno 2020, è necessario istituzionalizzare la gestione della crisi attraverso la creazione di una piattaforma comune in cui Confederazione e cantoni possano coordinare gli interventi, proporre strategie e scambiare le informazioni sull'evoluzione del Covid-19.

La proposta è contenuta nel pacchetto, illustrato venerdì, messo a punto dai governi cantonali allo scopo di migliorare la collaborazione con le autorità federali e avere un ruolo maggiore in caso di nuove crisi.

Per “crisi future”, gli esecutivi non intendono solo nuove ondate pandemiche ma anche emergenze di altra natura, come quelle riguardanti l’approvvigionamento energetico o incrementi improvvisi di profughi alle frontiere, secondo quanto ha precisato in una conferenza stampa a Zurigo Christian Rathgeb, presidente della Conferenza dei governi cantonali (CdC).

Un organo per evitare il ripetersi degli errori

Di fronte a queste situazioni si pongono vari problemi. Occorre infatti individuare il livello dello Stato competente e le modalità di informazione della popolazione. Per questo motivo la CdC propone un nuovo organo in cui la Confederazione e i cantoni possano scambiarsi informazioni fin dall’inizio poiché “la prossima volta vogliamo essere meglio preparati”, ha detto il consigliere di Stato grigionese.

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È inoltre necessario uno stato maggiore permanente della Confederazione per le crisi, che veda la partecipazione dei cantoni per consentire ai “vari livelli dello Stato” di “collaborare più strettamente”, ha continuato Christian Rathgeb.

Il miglioramento della comunicazione attraverso il coordinamento tra Confederazione, cantoni e comuni dovrebbe consentire di evitare il ripetersi di errori e disguidi nell’informazione della popolazione, come è avvenuto durante la pandemia.

Autocritica dei cantoni

I cantoni hanno fatto però anche autocritica. Le “misure regionali” non hanno sempre avuto senso, ha riconosciuto Lukas Engelberger, presidente della Conferenza dei direttori della sanità (CDS), citando come esempio la chiusura parziale dei locali all’inizio della seconda ondata.

In quella fase infatti i ristoranti nella Svizzera francofona sono stati chiusi mentre quelli nella svizzera tedesca sono rimasti aperti. La Svizzera è un paese ad alta mobilità, è stato sottolineato, e non è quindi realistico che una situazione problematica grave sia limitata a una sola regione.

Per evitare di perdere tempo prezioso i cantoni dovrebbero la prossima volta coinvolgere più rapidamente il governo centrale, in modo da adottare tempestivamente misure uniformi. A questo proposito la legge sulle epidemie dovrebbe prevedere istruzioni più precise su chi è responsabile a partire da un determinato e preciso momento. “Questo ci risparmierebbe discussioni sulle responsabilità”, ha detto il consigliere di Stato di Basilea Città.

Esauritasi la fase acuta della pandemia la responsabilità attuale sui provvedimenti per contrastare il Covid-19 è tornata ai cantoni ma se ci dovesse essere una nuova urgenza, ha promesso Lukas Engelberger, “eviteremo di agire troppo a lungo in modo decentralizzato”.

In prospettiva si spera che con l’estesa immunizzazione dei cittadini si possa fare a meno di nuove misure drastiche, ma in ogni caso in autunno, è stato pronosticato, diventerà di stretta attualità la seconda vaccinazione di richiamo contro il Covid-19.


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