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Termina la voluntary disclosure, i rischi per i frontalieri

I frontalieri potrebbero dover rendere conto dei propri movimenti finanziari al fisco italiano

Questo contenuto è stato pubblicato il 24 novembre 2015 - 16:05

I frontalieri che lavorano in Ticino sono attualmente oltre 62'000, quelli che in passato lo sono stati e che ora, invece, beneficiano della pensione molti di più. Incalcolabili, per contro, sono coloro che anche solo per breve tempo hanno avuto un impiego in Svizzera.

Tutte queste persone, che in qualche modo hanno avuto rapporti di lavoro e conti correnti nella Confederazione devono prestare particolare attenzione poiché, soprattutto grazie alle intese raggiunte tra Berna e Roma, in un prossimo futuro potrebbero essere chiamate dal fisco italiano a dover dar conto dei loro movimenti finanziari, anche passati. Non solo: in caso di irregolarità potrebbero essere chiamati alla cassa, dovendo pagare pesanti sanzioni per il loro comportamento "poco trasparente".

Grazie però alla "voluntary disclosureLink esterno" voluta dal Governo italiano, ovvero la procedura di "collaborazione volontaria" per favorire il rientro o la regolarizzazione di capitali e beni detenuti all'estero, gli interessati potrebbero mettersi con le spalle al coperto, qualora dovessero essere oggetto di un'ispezione fiscale. I tempi per evitare grattacapi con l'Agenzia delle entrate italiana, ricorda Andrea Puglia, sindacalista dell'OCST, "sono agli sgoccioli e, chi lo desidera, ha tempo ancora sino alla fine del mese di novembre per avviare la pratica che consente di mettersi in regola".

lino bini

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