Subappalti ferroviari sospetti, chiusa l’inchiesta milanese
Terminata oltre confine l'inchiesta su presunte irregolarità negli appalti ferroviari che vede coinvolte anche due imprese – Gcf e Gefer - che erano presenti sul controverso cantiere AlpTransit del Monte Ceneri.
Tra le 15 persone finite in manette in febbraio per ordine della Direzione distrettuale antimafia (Dia) di Milano, per subappalti sospetti ottenuti da aziende prestanome e riconducibili alla cosca calabrese Nicoscia-Arena di Isola Capo Rizzuto, ci sono personaggi legati a società di primo piano del mondo delle costruzioni italiane.
Subappalti in odore di ‘ndrangheta
Secondo la tesi dell’accusa era stato concordato un preciso piano di spartizione per indirizzare i lavori appaltati da Rete ferroviaria italiana (Rfi) in numerose regioni, dalla Lombardia alla Sicilia, ai colossi del settore – Generale costruzioni ferroviarie (Gcf), Gefer, Armafer, Globalfer, Salcef, gruppo Ventura, Fersalento ed Euroferroviaria – che gestivano praticamente in regime di monopolio le commesse per i lavori di armamento e manutenzione delle linee ferrate.
I subappalti in odore di ‘ndrangheta, secondo l’ipotesi degli inquirenti, venivano schermati attraverso contratti di fornitura di manodopera specializzata (il cosiddetto “distacco di personale”). In questo modo veniva elusa la normativa antimafia e le limitazioni in materia di subappalto previste per le imprese aggiudicatarie di commesse pubbliche.
In proposito va precisato che nel frattempo il giudice per le indagini preliminari ha ridimensionato, nelle pagine dell’Ordinanza di custodia cautelare, gli addebiti a carico dei responsabili di GCF e Gefer ma i due fratelli romani sono rimasti tra gli indagati a piede libero e i loro nomi figurano tra i 41 citati nell’avviso di conclusione dell’inchiesta milanese. Sull’eventuale rinvio a giudizio degli indagati si deve ora pronunciare il pubblico ministero.
Un filone ticinese
Dei due gruppi Gcf e Gefer si era precedentemente parlato anche nella Svizzera italiana in seguito a una puntata del 2019 del settimanale della Radiotelevisione RSI Falò su presunte irregolarità sul cantiere della nuova galleria ferroviaria del Ceneri, sfociato in un’indagine penale condottata dalla procura ticinese, che è tuttora pendente.
Dal servizio televisivo erano emersi inquietanti casi di caporalato, orari dei turni di lavoro e dei congedi non rispettati, salari inferiori al dovuto e lacune nelle misure di sicurezza.
Su questo procedimento Generale costruzioni ferroviarie, attraverso i suoi legali, ribadisce la sua estraneità ai fatti e l’assenza, allo stato attuale, di imputati.
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