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Stranieri di terza generazione, agevolazioni affossate

Un passaporto non semplice da ottenere, anche per gli stranieri di lunga data. © Keystone / Christian Beutler

Le condizioni per ottenere la naturalizzazione agevolata in Svizzera da parte delle e degli stranieri di terza generazione non saranno allentate. Lo ha stabilito il Consiglio degli Stati che mercoledì ha affossato, con 28 voti contro 9, l’iniziativa parlamentare messa a punto dall’altra Camera.

Questo contenuto è stato pubblicato il 08 marzo 2023 - 16:07
tvsvizzera.it/spal con Keystone-ATS

La proposta era nata sulla scia del voto con cui, nel febbraio del 2017, popolo e cantoni avevano accettato a larga maggioranza le agevolazioni per questa categoria di residenti, ma in concreto solo circa 800 persone, su un bacino potenziale di 25'000, si sono viste riconoscere questo diritto nel 2019 e 2020.

Cifre che secondo l’esponente ginevrina dei Verdi Lisa Mazzone dimostrano come il sistema, alla prova dei fatti, non stia funzionando. Le norme d’applicazione si rivelano generalmente inefficaci a causa di una procedura gravosa e cara: “L’onere amministrativo rappresenta un ostacolo nella prova dell’appartenenza alla terza generazione”, osserva la senatrice romanda.

L’iniziativa prevedeva condizioni ben più flessibili per l’accesso al passaporto che tenevano conto, ad esempio, del luogo di nascita, estendendo il diritto di soggiorno richiesto e ampliando la portata del sistema educativo preso in considerazione. Inoltre, si chiedeva di abrogare ogni misura più restrittiva rispetto alle disposizioni contemplate per la naturalizzazione ordinaria.

Ma a nome della commissione preparatoria l’UDC ticinese Marco Chiesa ha sottolineato che una revisione della legge sulla cittadinanza e della relativa ordinanza non è ancora opportuna.

I dati attualmente a disposizione, ha continuato il presidente UDC, non sono affidabili poiché le modifiche di legge sono entrate in vigore solo nel febbraio del 2018 e quindi ci vogliono ulteriori dettagli per comprendere le ragioni del relativo scarso interesse per la naturalizzazione.

Per il liberale radicale nidvaldese Hans Wicki il passaporto non definisce il livello di integrazione. Gli individui interessati, ha aggiunto, avevano in ogni caso già un lavoro e amici in Svizzera e verosimilmente non avevano tutte l’intenzione di acquisire la cittadinanza elvetica.

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