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Quando l’intera Svizzera accolse 87’000 soldati francesi

Restauratrice su un elevatore lavora a un grosso dipinto che raffigura uomini e cavalli in paesaggio alpino innevato
Il Bourbaki Panorama durante un restauro nel 2002. Keystone / Urs Flueeler

Esattamente 150 anni fa, l'armata francese del generale Charles Denis Bourbaki -un esercito di provincia, arruolato in fretta con la missione di liberare Belfort nella guerra franco-prussiana- trovò riparo in Svizzera dopo essere stato sconfitto e accerchiato dai tedeschi. Un episodio significativo nella storia umanitaria della Confederazione e in quella della Croce Rossa, che prestò soccorso agli 87'000 soldati che varcarono la frontiera tra la Francia e i cantoni di Neuchâtel e Vaud.

Sconfitti, denutriti, mal equipaggiati contro il freddo. È così che, a fine gennaio 1871, i militari stranieri si presentarono al confine. Il 1° febbraio a Verrières, uno dei valichi che saranno poi attraversati dalle truppe, il generale Hans Herzog, comandante in capo dell’esercito svizzero, e il generale francese Justin Clinchant, succeduto a Bourbaki che aveva tentato il suicidio, firmarono una convenzione di internamento.

I soldati della cosiddetta Armata dell’Est poterono dunque entrare in Svizzera, a patto di depositare armi, munizioni e materiali al confine. Dal 1° al 3 febbraio, riporta il Dizionario storico della Svizzera, transitarono 87’000 uomini e 12’000 cavalli. Il Consiglio federale (governo), che aveva parzialmente mobilitato l’esercito non appena preso atto del pericolo, ripartì gli internati tra tutti i cantoni, salvo -per ragioni logistiche- a sud delle Alpi.

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La frontiera attraversata dall’Armata dell’Est disarmata.

La Svizzera del 1871 contava meno di tre milioni d’abitanti e non aveva le risorse per fronteggiare l’arrivo improvviso di così tanti profughi. Più tardi, la Francia rifuse le spese pubbliche sostenute. Ma il modo in cui politica, esercito, società civile e organizzazioni collaborarono rimane una grande prova di solidarietà.

Fu la Croce Rossa Svizzera, come ricorda il sitoCollegamento esterno di quest’ultima, ad occuparsi dei primi soccorsi. Circa 5’000 uomini malati o feriti vennero ricoverati in ospedale mentre gli altri, presi a carico dalle sezioni cantonali della CR, furono internati in 188 località, dove per settimane la popolazione svizzera prodigò loro cure e assistenza: “pasti caldi, apertura di infermerie, sistemazione in luoghi pubblici, distribuzione di viveri, di indumenti, di legna da ardere, ecc.”.

I francesi saranno rimpatriati dopo sei settimane, tra il 13 e il 22 marzo 1871. L’avvenimento è ricordato da un enorme dipinto esposto a Lucerna, dal quale parte questo servizio della RSI.

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Nel servizio, le voci di Patrick Deicher e Irène Kramm, vicepresidente e direttrice della Fondazione Panorama Bourbaki.

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