Si sono rincorse per tutta la giornata le voci della presunta morte di Abu Bakr al Baghdadi, capo dello Stato islamico di Iraq e Siria (Isis) di cui la Russia aveva già preannunciato il probabile decesso nel corso di un raid su Raqqa effettuato lo scorso 28 maggio da bombardieri di Mosca.
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tvsvizzera/spal con RSI (TG dell'11.7.2017)
La televisione irachena Al Sumariya ha citato “una fonte” nella provincia di Ninive secondo la quale l’Isis avrebbe confermato con una sorta di comunicato la notizia. Le autorità di Daesh a Tel Afar, divenuta la capitale dell’Isis dopo la caduta negli scorsi giorni di Mosul ad opera dell’esercito iracheno, avrebbero aggiunto che il nome del successore del califfo verrà annunciato presto.
In realtà, almeno per il momento, nei canali più o meno ufficiali del sedicente Califfato non c’è traccia di quanto afferma l’emittente. Ma anche l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), organizzazione vicina all’opposizione al regime di Bashar al Assad che ha sede in Gran Bretagna, riferisce di avere appreso della morte di al Baghdadi da dirigenti dell’Isis nella regione orientale siriana di Deyr az Zor, che non hanno però precisato quando questo evento sarebbe sopraggiunto.
In ogni caso il territorio sotto il controllo dei jihadisti, che tre anni fa comprendeva quasi tutta la Siria settentrionale e un terzo dell’Iraq, è ora ridotto a un terzo.
Raqqa, la principale città siriana sotto il dominio degli insorti islamici, è sotto attacco da parte delle milizie curde, sostenute da corpi speciali statunitensi, che sono penetrate in alcune zone dell’ex bastione di Daesh. Ma la guerra contro i terroristi dello Stato islamico, nonostante i recenti successi, non è ancora stata vinta.
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