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Se n’è andato Léonard Gianadda, il mecenate di Martigny

Mezzo busto di Léonard Gianadda accanto a una sultura che ne riflette l immagine
Aveva 88 anni e da qualche anno era affetto da un tumore. Keystone / Olivier Maire

Il filantropo di origini italiane è riuscito a portare in Vallese, nel corso degli anni, opere di fama mondiale. 

Léonard Gianadda è deceduto domenica 3 dicembre all’età di 88 anni. A Martigny, nel canton Vallese, lascia la Fondazione Pierre GianaddaCollegamento esterno, così chiamata in memoria del fratello, che è oggi un museo di fama internazionale che ha esposto opere di artisti illustri come Picasso, Van Gogh e Rodin. 

Nel 2018 Gianadda aveva annunciato pubblicamente di essere affetto da un tumore, ma nonostante la malattia è rimasto molto attivo, continuando in particolare a organizzare esposizioni. 

Martigny è la sola città in Svizzera senza semafori: sono stati tutti rimpiazzati da rotatorie all’interno delle quali si trovano opere d’arte scelte da me. 

Léonard Gianadda

Durante la sua vita, il mecenate non ha mai annunciato un successore alla direzione dell’istituzione culturale. Nel 2019 ha invece creato la Fondazione “Léonard Gianadda” per gestire e distribuire il suo patrimonio. “Sono giunto a un’età nella quale ho voglia di mettere le cose in ordine creando una fondazione che potrà dar seguito ai miei anni di mecenatismo in ambiti quali musica, spettacolo, storia e sport”, aveva annunciato allora ai media. Ma in un’intervista rilasciata alla trasmissione #Helvetica della Radiotelevisione svizzera di lingua francese RTS alcune settimane fa ha detto: “Quando non ci sarò più, non ci saranno più nemmeno i milioni di visitatori ogni anno a Martigny”. Questo, perché la formula da lui applicata per portare grandi artisti nella piccola cittadina vallesana, sarebbe stata “una formula esclusiva” che solo lui era capace di mettere in atto.  

Gianadda ha in effetti dimostrato una grande capacità di sviluppare contatti con i maggiori musei del mondo e questo nonostante il fatto che Martigny “non avesse nulla da donare, nulla da prestare, nulla da scambiare”, come fanno di solito i musei. “Il problema è ricevere un appuntamento, ma una volta fissato, la cosa funziona”. Una questione, insomma, di personalità. 

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Nel 2010, aveva inaugurato con la moglie Annette una fondazione a scopo sociale. Nel 2015 si era impegnato a favore dei rifugiati siriani, mettendo a disposizione cinque appartamenti per altrettante famiglie sull’arco di cinque anni. Un’azione ovvia per l’uomo, il cui nonno, un italiano, era stato accolto da immigrato in Svizzera. 

Origini italiane che, ha detto a #Helvetica, sono state problematiche. Nel corso della Seconda guerra mondiale, i soli stranieri presenti nel Paese erano italiani. Ma il loro comportamento durante la guerra non è stato “proprio esemplare” e questo non ha certo aiutato. “Ne ho sentite di tutti i colori”, ha detto, prima di aggiungere che la nonna paterna non se l’era passata meglio. Aveva raccontato al nipote che si era vista affibbiare regolarmente nomignoli del calibro di “Spaghetti”, “Maccheroni”, eccetera. Eppure, ha detto Gianadda, “la prima volta che ho assaggiato la pasta è stato in Svizzera, non in Italia. In Piemonte all’epoca si mangiavano riso, patate e polenta”. 

Una carriera (anche) da giornalista 

Léonard Gianadda nasce il 23 agosto 1935 a Martigny (canton Vallese). Spronato a studiare dai suoi genitori (papà italiano e mamma vallesana), nel 1960 si laurea in ingegneria civile al Politecnico federale di Losanna (EPFL). 

Parallelamente agli studi, lavora come giornalista: alla fine degli anni Cinquanta, viene assunto dalla Televisione svizzera di lingua francese (TSR, diventata poi RTS) e diventa il primo corrispondente dal Vallese. Nel 2020, la stampa svizzera saluta il suo impegno di allora nominandolo membro onorario dell’Associazione della stampa vallesana e di Impressum. “Sono davvero toccato. Il giornalismo e il reportage fotografico sono stati una tappa incredibile della mia vita”, aveva dichiarato in quell’occasione Gianadda. 

+ Gianadda: l’arte democratizzata

Appassionato di viaggi, già nel 1950, all’età di 15 anni, nel corso di un soggiorno in Italia con la madre e i due fratelli che lo porta a Firenze, a Roma, a Napoli, scopre i grandi nomi e luoghi dell’arte italiana: Michelangelo, la Cappella Sistina, i musei, le chiese, Pompei. È lì ed allora che nasce il suo interesse per l’arte, anche se non ne farà subito un mestiere. All’inizio degli anni Sessanta, infatti, apre un ufficio d’ingegneria con un compagno di studi. 

La Fondazione Pierre Gianadda

Nel 1976, intenzionato a costruire un edificio locativo su un terreno di sua proprietà, scopre le vestigia di un tempio gallo-romano. È a quel tempo che suo fratello Pierre, 38 anni, perde la vita in seguito a un incidente aereo in Italia. Léonard decide allora di creare una Fondazione che porti il suo nome e di costruirla al posto dell’edificio inizialmente progettato. La Fondazione Pierre Gianadda Collegamento esternoviene inaugurata il 19 luglio 1978, giorno in cui Pierre avrebbe compiuto 40 anni. Da allora il museo accoglie centinaia di migliaia di visitatori all’anno, che hanno potuto ammirare nelle sue sale opere di Klee, Picasso, Hodler, Rodin, Giacometti, Modigliani, Chagall, Gauguin, Van Gogh e molti altri. La Fondazione, inoltre, ospita anche concerti di musica classica. 

imamgine in bianco e nero dell edificio della fondazione pierre Gianadda
L’edificio che ospita la Fondazione Pierre Gianadda. Keystone / Str

Il lavoro del mecenate è stato ricompensato a varie riprese: è stato insignito dei titoli di commendatore della Repubblica italiana (1990), di Cavaliere dell’Ordine delle arti e delle lettere (1997) e della Legione d’onore (2001). Nel 1996 ha ottenuto il Premio del Canton Vallese e nel 2019 il Premio Europa Nostra. Nel 2001, inoltre, è diventato membro dell’Accademia di belle arti dell’Institut de France. Era anche membro, fra gli altri, del Consiglio di amministrazione del Museo Rodin e del primo consiglio di orientamento della Fondazione Henri Cartier-Bresson di Parigi. 

Reazioni alla morte di Léonard Gianadda 

“Il Vallese perde un grande uomo!”, è con queste parole che il Canton Vallese ricorda la memoria e l’opera di Léonard Gianadda. Il mecenate “ha posto la sua carriera al centro delle arti”, ha scritto il Cantone su X (ex Twitter). “Ha lasciato alla sua città, al suo cantone e al suo Paese un’enorme eredità, in particolare con la creazione della Fondazione Gianadda”. 

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“Era una figura eccezionale che ha plasmato Martigny e che ci ha affascinato”, ha dichiarato a Keystone-ATS la sindaca di Martigny, Anne-Laure Couchepin. Léonard Gianadda era una “personalità straordinaria, un visionario e un leader”, ha aggiunto.  

“Sono profondamente addolorato nell’apprendere della morte di Léonard Gianadda. Fotografo, mecenate, collezionista e appassionato d’arte, ha fatto molto per promuovere la cultura. Porgo le mie condoglianze alla sua famiglia e ai suoi amici”, ha scritto il presidente della Confederazione e ministro della cultura Alain Berset. 

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La città di Martigny tributerà prossimamente diversi omaggi al suo cittadino più importante, i cui funerali sono previsti per giovedì.  

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