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Se a non vaccinarsi sono i rappresentanti delle autorità

Norman Gobbi con una mascherina
Il leghista Norman Gobbi dirige dal 2011 il Dipartimento delle istituzioni del Cantone Ticino. Keystone / Samuel Golay

In Ticino, solo tre dei cinque esponenti del Governo cantonale hanno confermato di essersi vaccinati. Una situazione che a detta di molti può influire sull'andamento della campagna vaccinale.

In questi giorni stanno facendo molto discutere le dichiarazioni del consigliere di Stato della Lega dei ticinesi Norman Gobbi, che interpellato dal giornale La Regione, ha affermato di non essersi ancora vaccinato pur non escludendo di farlo quando lo riterrà “opportuno e necessario”. “Pur avendo una vita sociale molto intensa, con contatti frequenti, non mi sono mai ammalato, così come non mi sono mai ammalato nei periodi di normale influenza”, ha precisato il ministro cantonale. Il suo compagno di partito e collega in Governo Claudio Zali ha da parte sua preferito invocare la protezione della sfera privata e non ha voluto indicare se si sia fatto vaccinare o meno.

Queste affermazioni – in particolare quelle di Norman Gobbi – non sono passate inosservate e hanno sollevato molti interrogativi sulla credibilità delle autorità, che da mesi fanno campagna per convincere la popolazione a vaccinarsi.

Pur sottolineando il fatto che in Svizzera non vige un obbligo vaccinale e che ciò vale anche per chi siede in Governo, il Corriere del TicinoCollegamento esterno rileva che “per fare decollare una campagna nei confronti dei cittadini occorre un ingrediente essenziale, la credibilità di chi veicola il messaggio”. Una condizione che oggi – prosegue l’editoriale a firma di Gianni Righinetti – “non appare pienamente data e per chi già è reticente, scettico o radicalmente no vax, appare un gioco da ragazzi respingere con una buona dose di ilarità (anche se la questione è tremendamente seria) l’approccio di un gremio collegiale che esorta a fare una cosa che non tutti i suoi membri hanno già affrontato”.

“Una follia”

In un’intervista a La RegioneCollegamento esterno, Suzanne Suggs va nella stessa direzione: ” Nessuno mette in discussione la libertà vaccinale. Ma è chiaro che il discorso cambia radicalmente se certe parole vengono dalla bocca di qualcuno che dovrebbe essere impegnato in prima fila a difendere le politiche di immunizzazione del Governo. Pensi a quanto stride questo messaggio con lo sforzo di chi deve assistere i malati di Covid nei reparti di terapia intensiva, e ora vede un ministro cantonale fornire un alibi agli scettici”, sottolinea la docente all’Università della Svizzera italiana presso l’Istituto di comunicazione e politiche pubbliche e quello di sanità pubblica e membro della Task force scientifica Covid-19 della Confederazione.

La vicepresidente della Scuola svizzera di salute pubblica critica poi senza mezzi termini le giustificazioni invocate da Norman Gobbi per difendere il suo temporeggiare: “Come si può giustificare la scelta di non vaccinarsi dicendo che non ci si è ancora ammalati? È come difendere la guida da ubriachi perché finora non si è mai avuto un incidente dopo aver bevuto”. Per Suzanne Suggs, tali dichiarazioni sono “una follia, specie sapendo che si tratta del responsabile politico di un dipartimento i cui membri sono in prima linea per garantire la nostra sicurezza, come nel caso della polizia”.


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