La televisione svizzera per l’Italia

Salvataggio Credit Suisse: mezzanotte di fuoco al Parlamento svizzero

sala del consiglio nazionale
Il Consiglio nazionale ha fatto la voce grossa martedì sera. © Keystone / Alessandro Della Valle

La garanzia statale per il salvataggio di Credit Suisse divide le due camere del Parlamento svizzero. Mentre il Consiglio degli Stati ha approvato i crediti, il Consiglio nazionale li ha respinti martedì sera. La sinistra e l'Unione democratica di centro non condividono la strategia scelta dal Governo.

Nel pomeriggio di ieri la Camera alta del Parlamento svizzero ha approvato i crediti urgenti di un totale di 109 miliardi di franchi con 29 voti favorevoli, 6 contrari e 7 astensioni. La consigliera agli Stati liberale radicale Johanna Gapany, parlando a nome della commissione, ha sottolineato che non avrebbe senso dire di no ai crediti. La Confederazione ha assunto impegni giuridicamente vincolanti.

Inoltre, essendo le garanzie state approvate in sede d’urgenza, i voti delle due Camere non hanno effetto vincolante e tantomeno retroattivo sulla decisione del Governo. Il voto, insomma, è soprattutto simbolico.

Altri sviluppi

Il Consiglio nazionale non ha invece condiviso questa sensazione di impotenza. Poco prima della mezzanotte, per sottolineare l’insoddisfazione nei confronti della gestione della crisi, ha così detto no ai crediti, con 102 voti contro 71. A far pendere l’ago della bilancia sono stati la sinistra e l’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice).

Le critiche sono piovute fin dall’inizio del dibattito in Consiglio nazionale. La sinistra ha attaccato la destra, che in passato ha sistematicamente respinto ogni proposta di rafforzamento della legislazione. “Questo Paese sta salvando le banche e i suoi manager e delude i lavoratori. Come pensate che la popolazione svizzera possa avere fiducia nel nostro sistema?”, ha esclamato il copresidente del Partito socialista Cédric Wermuth.

Diversi oratori hanno sottolineato l’incoerenza di liberare miliardi per le banche mentre si stringono i cordoni della borsa per le pensioni o l’assistenza all’infanzia.

Nessun assegno in bianco

Anche i Verdi hanno legato il loro via libera a criteri di sostenibilità. “Non siamo disposti a firmare un assegno in bianco di 109 miliardi di franchi per salvare le banche”, ha dichiarato il presidente Balthasar Glättli.

L’UDC ha rifiutato i prestiti fin dall’inizio, dissociandosi dal resto del campo borghese. Il presidente del partito Marco Chiesa ha criticato i manager di Credit Suisse che, incassando bonus sempre più giganteschi, hanno voluto allargare il loro raggio d’azione “perdendo così l’anima svizzera” della banca. In questo modo “il CS ha letteralmente perso il suo credito presso gli investitori e con esso anche la sua credibilità”.

L’azione del Governo è stata comunque accolta con favore da alcuni parlamentari borghesi e di destra. Il Consiglio federale ha agito con fermezza, efficacia e tatto per evitare uno tsunami economico per la Svizzera e per il mondo, ha sottolineato il consigliere nazionale liberale radicale Damien Cottier. Praticamente tutti hanno però convenuto che la legislazione sulle banche “troppo grandi per fallire” dovrebbe essere rivista.

Le discussioni delle due Camere proseguono mercoledì e si concluderanno al più tardi giovedì.

Esposizione per un totale di 259 miliardi

Concretamente, il Parlamento è chiamato ad esprimersi su due crediti. Il primo riguarda una garanzia sul rischio di insolvenza di 100 miliardi che la Confederazione metterà a disposizione per il tramite della Banca nazionale svizzera (BNS). Questo mutuo disporrà di un privilegio in caso di fallimento di Credit Suisse. Ciò significa che il suo rimborso avrà la precedenza sulle pretese di altri creditori (ad eccezione di salari, oneri sociali e alcuni altri impegni privilegiati).

L’altro credito riguarda la banca UBS: Berna fornisce una garanzia a UBS per eventuali perdite derivanti dalla vendita degli attivi di Credit Suisse pari a 9 miliardi. Questa garanzia verrebbe applicata solo se le perdite per UBS sarebbero superiori a 5 miliardi.

Da notare infine che alle due garanzie concesse oggi vanno aggiunti l’assistenza straordinaria di liquidità di 50 miliardi di franchi richiesta da Credit Suisse alla BNS già il 15 marzo e il sostegno aggiuntivo di liquidità (denominato ELA+) di 100 miliardi liberati il 19 marzo. Questi aiuti non sono garantiti dalla Confederazione, e quindi non sono soggetti ad approvazione da parte del Parlamento.

In totale, la Confederazione e la BNS sono quindi esposte per complessivi 259 miliardi.

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Se volete segnalare errori fattuali, inviateci un’e-mail all’indirizzo tvsvizzera@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR