Il ritratto leonardiano di Isabella d'Este, sulla cui autenticità però gli esperti non concordano, va restituito all'Italia.
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tvsvizzera/ats/spal con RSI (Quotidiano del 2.10.2018)
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Lo ha sancito il Tribunale penale federale di Bellinzona, che ha confermato la decisione della procura ticinese, respingendo il ricorso della proprietaria.
Il dipinto, sequestrato nel 2015 nel caveau di una banca di Lugano su richiesta della procura di Pesaro, sarebbe in Svizzera dal 1913, secondo quanto asserito dalla ricorrente. Ma i giudici federali non hanno ravvisato motivi giuridici per opporsi alla restituzione del dipinto che ritrae la principessa estense, un olio su tela di 61 per 46,5 centimetri, alle autorità italiane.
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Oltre confine la donna è stata condannata a 14 mesi per esportazione illegale di opere d’arte. L’avvocato della ricorrente, che era stato incaricato della vendita del quadro per una cifra attorno ai 120 milioni di euro, era stato fermato nel 2013 nella Penisola ed è stato accertato che tre anni prima il ritratto era stato portato in Italia per una perizia e successivamente è stato trasferito in Svizzera senza il necessario attestato o licenza.
Ma la vicenda giudiziaria non è finita: la donna si è infatti rivolta al Tribunale federale di Losanna.
Restano i dubbi sull’attribuzione dell’opera: il noto critico dell’arte e polemista Vittorio Sgarbi lo aveva definito un dipinto “da porta Portese”, “inventato” dallo storico dell’arte Carlo Pedretti, che aveva invece attestato l’autenticità del quadro e lo attribuiva almeno in parte al grande genio del Rinascimento. Per Sgarbi si trattava invece di “una crosta, di qualità modestissima che vale al massimo 2’000 euro”.
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