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Rischio Long Covid per uno svizzero su cinque

Disturbi anche dopo un anno dal contagio.
Disturbi anche dopo un anno dal contagio. Keystone / Alessandro Crinari

Mentre i contagi restano elevati, senza per questo accrescere significativamente la pressione sugli ospedali, a preoccupare gli esperti della Commissione federale Covid-19 è il cosiddetto Long Covid di cui potenzialmente potrebbe soffrire un paziente su quattro.

Nei reparti di terapia intensiva il numero di pazienti che hanno contratto il coronavirus rimane attualmente stabile a circa 200, la maggior parte dei quali ha più di cinquant’anni e non è vaccinata, ha precisato Virginie Masserey dell’Ufficio federale della sanità pubblica.

Probabilmente siamo al picco della pandemia e la situazione dovrebbe migliorare ma è difficile determinare con certezza l’evoluzione, anche se l’esperienza di altri paesi lascia presagire un’attenuazione della pandemia a causa dell’elevato e crescente tasso di immunizzati tra la popolazione.

Informazioni sulle terapie insufficienti

In prospettiva si pone la questione dei pazienti che soffrono dei postumi della malattia – il Long Covid o Post Covid – molto tempo dopo il contagio, con ripercussioni rilevanti sulla vita quotidiana (affaticamento, perdita di memoria, difficoltà a respirare, perdita del gusto o dell’olfatto) e più in generale a livello sociale, economico e lavorativo.

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Una persona su cinque potrebbe soffrirne e per questo motivo l’UFSP, assieme alla federazione dei medici svizzeri, sta adoperandosi per supportare i medici di famiglia nell’affrontare la tematica, alla luce anche degli studi e delle esperienze che sono condotti all’estero.

In proposito Milo Puhan, direttore dell’istituto di epidemiologia dell’Università di Zurigo, ha presentato i risultati dei primi studi effettuati su circa 1’500 pazienti. La ricerca ha evidenziato come uno su quattro non abbia visto migliorare la sua condizione sanitaria dopo sei mesi. E il 16% continua a soffrire dei sintomi anche dopo un anno.

La maggioranza di loro accusa sintomi leggeri che non ne compromettono la quotidianità ma al contempo non è completamente ristabilita. Il problema, ha sottolineato Puhan, è che le informazioni sulle terapie adeguate sono ancora scarse e sorgono interrogativi anche dal profilo assicurativo.

A detta di Rudolf Hauri, presidente dell’Associazione dei medici cantonali, c’è comunque una prospettiva reale di miglioramento della situazione per questa categoria di pazienti, in considerazione della mole degli studi in corso a livello globale sugli effetti a lungo termine del Covid-19.

Già 1’700 richieste di invalidità

Intanto sono circa 1’700 le persone che si sono annunciate l’anno scorso all’assicurazione invalidità (AI) per ottenere il riconoscimento della loro inabilità provocata dal Long Covid, ossia il 2-3% del totale delle registrazioni effettuate dai servizi competenti, ha affermato Corinne Zbären dell’Ufficio federale delle assicurazioni sociali (UFAS). Il numero di domande, in base alle indicazioni degli ultimi mesi, sembra però destinato a rimanere stabile.

Riguardo infine al servizio reso dai militari alle strutture sanitarie impegnate sul fronte pandemia, il colonnello Flavien Schaller ha spiegato che l’esercito è attualmente operativo in cinque cantoni (Berna, Friburgo, Giura, Ginevra e Vallese) con 340 soldati, ma la loro attività sta gradualmente riducendosi. Il governo federale aveva autorizzato l’impiego di un massimo di 2’500 militari nei servizi di assistenza fino alla fine di marzo.

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