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Risaie italiane in difficoltà a causa della siccità

grani di riso
Già nel 2022 le risaie italiane hanno dovuto fare i conti con la siccità. Ti-press

Mancano due mesi all'inizio ufficiale dell'estate, ma l'agricoltura si trova già a dover affrontare i problemi legati alla siccità: il riso prodotto in Italia settentrionale è a rischio.

Per il secondo anno consecutivo, l’agricoltura si trova ad affrontare il problema della scarsità d’acqua. Una situazione ancor più grave per i prodotti che ne hanno particolarmente bisogno, come il riso. Il principale produttore in Europa è l’Italia settentrionale dove le risorse idriche sono già in affanno. Si prevede dunque un drastico calo del raccolto.

“La situazione è drammatica. Le prospettive non sono per niente belle”: Antonio Zerbi, coltivatore di riso a Pieve Albignola, nel Pavese, non si fa grandi illusioni e per non perdere completamente il raccolto dei suoi 120 ettari è stato costretto a cambiare una parte del tipo di coltura e ora, insieme al riso, coltiva anche grano e soia.

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Campo di riso in siccità

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Siccità, una condizione con cui dovremo imparare a convivere?

Questo contenuto è stato pubblicato al Il livello di laghi e fiumi, in Svizzera come in Italia, è sempre più critico. Ma il margine per evitare maggiormente lo spreco di acqua è ampio.

Di più Siccità, una condizione con cui dovremo imparare a convivere?

Il problema della siccità è esteso a tutto il territorio del nord ovest italiano. “Non dobbiamo perdere neanche una goccia d’acqua di quella che abbiamo a disposizione”, ha detto ai microfoni della Radiotelevisione svizzera Marco Romani dell’Ente Nazionale Risi. Oltre a usare in modo razionale le risorse idriche, si guarda anche alle varietà che necessitano di meno acqua, anche perché le previsioni non lasciano sperare in un miglioramento rispetto allo scorso anno. Nel 2022, infatti, il 12% delle risaie tra Lombardia e Piemonte non ha dato raccolto. Inoltre, il riso che è stato raccolto presentava una qualità inferiore rispetto alla media.

Alcune aziende hanno già chiuso nel 2022 e altre sono a rischio quest’anno: singole realtà che plasmano un intero territorio, che rischia ora di cambiare identità e perdere una tradizione vecchia di oltre 500 anni.

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