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Bruxelles fa pressione per il miliardo di coesione

Maros Sefcovic
D'ora in poi Berna dovrà trattare con Maros Sefcovic. Keystone / Francisco Seco / Pool

Il vicepresidente della Commissione europea, lo slovacco Maros Sefcovic, si occuperà del dossier riguardante le relazioni con la Svizzera. Lo ha annunciato martedì a Bruxelles dopo una riunione dei ministri degli affari europei lo stesso Sefcovic, che ha tenuto subito a fare chiarezza: Berna deve pagare il miliardo di coesione e bisogna mettersi d'accordo sul contributo futuro.

Il contributo di Berna al fondo di coesione dell’Est europeo è la questione principale che deve essere chiarita prima che “qualcosa” possa andare avanti. “La nostra porta è sempre aperta, ma la palla è nel campo della Svizzera, che deve mostrare una volontà chiara”, ha dichiarato Sefcovic, subentrato all’austriaco Johannes Hahn per la gestione del difficile dossier dei rapporti tra Confederazione e Unione Europea.

“Il contributo finanziario svizzero è dovuto dal 2012, ha proseguito Sefcovic. Per noi è importante non solo che questo debito venga pagato, ma anche che ci si metta d’accordo sul contributo futuro”.

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Il Parlamento svizzero temporeggia

Il Parlamento svizzero ha già approvato questo contributo nel dicembre 2019. Tuttavia, aveva condizionato il versamento della somma all’abolizione delle misure discriminatorie – come il mancato riconoscimento dell’equivalenza borsistica, adottate dall’UE nei confronti della Confederazione per accelerare i negoziati sull’accordo quadro.

Un accordo quadro che il Governo elvetico lo scorso maggio aveva deciso di non firmare. Il dietrofront di Berna aveva suscitato una certa ira a Bruxelles e per “sottolineare […] che la Svizzera rimarrà un partner affidabile dell’UE” il Consiglio federale aveva chiesto alle Camere di revocare la clausola.

Una revoca che però si fa attendere. Una settimana fa, il Consiglio degli Stati ha respinto una mozione d’ordine del socialista ginevrino Carlo Sommaruga, che chiedeva di anticipare l’esame del dossier, attualmente in agenda il penultimo giorno di questa sessione delle Camere, ovvero il 30 settembre.

Decisione verosimilmente rimandata

La questione è urgente, ha affermato il ginevrino, il tempo stringe. Le università sperano ancora che lo sblocco possa permettere alla Svizzera di non più essere classificata come paese terzo dall’UE nel programma di ricerca Horizon.

La maggioranza si è però opposta, allineandosi alla posizione del vicepresidente della Camera alta Thomas Hefti, secondo cui non è opportuno adottare una procedura insolita nel processo parlamentare. Il dossier deve essere portato a buon fine con calma nella prossima sessione invernale, ha aggiunto.

Gli Stati come detto tratteranno il tema il giovedì mattina del penultimo giorno di sessione. Il Nazionale se ne occuperà il pomeriggio. Si potrà giungere a un’intesa ancora nel corso della sessione autunnale solo se non ci saranno divergenze fra le Camere.

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