Quegli svizzeri che si battono a fianco dell’Ucraina
Decine di migliaia di persone si sono portate volontarie per combattere a fianco delle truppe ucraine.
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Tra i combattenti stranieri che si sono arruolati nella legione internazionale vi sono anche diversi svizzeri.
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tvsvizzera.it/mar
Pochi giorni dopo l’invasione russa dell’Ucraina, Volodymyr Zelenskyy ha lanciato un appello per chiedere a volontari stranieri di unirsi alla lotta e ha annunciato la creazione della legione internazionale. “Chiunque voglia unirsi alla difesa dell’Ucraina, dell’Europa e del mondo può venire e combattere fianco a fianco con gli ucraini contro i criminali di guerra russi”, aveva dichiarato Zelenskyy, firmando poco dopo un decreto per velocizzare l’ingresso di questi combattenti, a cui non è richiesto il visto.
Un appello accolto da migliaia di persone ai quattro angoli del pianeta e in particolare nei Paesi occidentali.
Tra di loro vi sono anche diverse decine di persone residenti in Svizzera. Sul loro numero non si sa per ora nulla, ma secondo le informazioni raccolte dalla Radiotelevisione svizzera di lingua francese RTS, 35 persone si sono annunciate all’ambasciata ucraina nella prima settimana del conflitto.
Nel servizio che potete scoprire qui sotto, la RTS ha incontrato alcuni di questi volontari.
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Se all’inizio del conflitto sono affluite in Ucraina anche molte persone senza nessuna esperienza militare, oggi la situazione è cambiata e i responsabili dell’esercito ucraino accettano di arruolare solo gente che ha competenze belliche.
Al pari di quella di molti altri Stati, la legislazione svizzera vieta ai suoi cittadini di prendere le armi per l’esercito di un altro Paese. Il Codice penale militare prevede una pena sino a tre anni di carcere “se uno svizzero si arruola in un esercito straniero senza il permesso del Consiglio federale”.
In generale, però, questo articolo è applicato in maniera relativamente blanda e i giudici si limitano spesso a pene pecuniarie. Ad esempio, nel 2019 un sergente dell’esercito svizzero partito per combattere a fianco dei curdi in Siria contro i miliziani dello Stato islamico era stato condannato a una multa al suo rientro nella Confederazione.
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