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Quando a votare non è più l’economia

inquadratura di mano di uomo che inserisce amteriale di voto in urna
La popolazione non è più disposta ad ascoltare gli argomenti del settore Keystone / Michael Buholzer

Da qualche anno ormai l'economia sembra aver perso la sua presa sull'opinione pubblica.

L’ultima dimostrazione del fatto che gli argomenti economici non sono ormai più prioritari quando gli elettori escono alle urne si è avuta la scorsa domenica, quando quasi il 63% della popolazione elvetica ha detto “no” all’abolizione della tassa federale di bollo.

E non è la prima volta che viene respinta un’iniziativa che tocca direttamente i conti delle aziende svizzere. “Si vede come oggi argomenti generici come la salvaguardia di posti di lavoro, la protezione delle piccole e medie imprese non funzionano più così bene come in passato. Oggi questi argomenti sono troppo poco precisi”, spiega ai microfoni della RSI l’esperta di comunicazione Ursula Fraefel.

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A riconoscere che certi temi ormai facciano meno presa è anche il presidente dell’Unione svizzera arti e mestieri (USAM) Fabio Regazzi. Secondo lui tra le ragioni c’è anche la pandemia: “Ho la sensazione che c’è una parte della popolazione che – forse per stanchezza, forse per protesta – tende a dire di no a tutte le proposte che arrivano dalla politica, quasi come una forma di opposizione”.

A fare da spartiacque è stata l’iniziativa contro le retribuzioni abusive accolta nel 2013, accolta dal 70% della popolazione. È arrivato poi il “no” alla riforma delle imprese nel 2017, il “sì” all’iniziativa “Per imprese responsabili” nel 2020, bloccata però dai cantoni, e infine la bocciatura della scorsa domenica.

L’economia non ha più una posizione unica su tanti temi: pensiamo per esempio alla questione energetica, dove chi fornisce servizi non ha gli stessi interessi dell’industria. Oppure a quella dei salari eccessivi, dove le PMI non sono più disposte a saldare il conto per i giganti dell’economia. Se l’economia non è unita cala la sua credibilità e quella dei suoi argomenti”, aggiunge Fraefel.

Non è però d’accordo Fabio Regazzi: “Non bastano le sole associazioni economiche che da sole portano avanti le campagne. Abbiamo bisogno anche dei politici dello schieramento borghese, che per esempio nell’ultima campagna per il voto sulla tassa sul bollo sono rimasti piuttosto assenti. Dovremmo cercare, imparando dalla sinistra, di portare più emozioni”.

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