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Libera circolazione vs. protezione dei lavoratori

Un eventuale accordo quadro istituzionale tra Svizzera e Unione Europea potrebbe mettere in pericolo le misure d'accompagnamento adottate nella Confederazione a tutela dei salari.

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Mercoledì il governo svizzero dovrebbe decidere come proseguire le trattative con l’UE sull’accordo quadro istituzionaleCollegamento esterno. L’obiettivo di questo accordo è di dare appunto un quadro istituzionale ai circa 20 accordi bilaterali principali e agli oltre 100 altri accordi che regolano le relazioni tra Berna e Bruxelles. In particolare, questo trattato dovrebbe disciplinare una questione centrale: come devono essere adeguati gli accordi alla luce degli sviluppi giuridici nell’UE (acquis comunitario) e in caso di controversie quale istituzione deve dirimere la vertenza? Sarà compito della Corte di giustizia dell’UE?

In Svizzera quest’ultima eventualità ha sollevato una marea di critiche e l’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) ha già lanciato un’iniziativa popolare denominata “Il diritto svizzero anziché giudici stranieri”.

A seconda di come andranno i negoziati, l’opposizione all’accordo quadro potrebbe giungere però non solo dalla destra, ma anche dalla sinistra. Fin qui, infatti, la sinistra si è sempre espressa a favore degli accordi bilaterali e di un accordo quadro. Ma nel caso in cui la prerogativa di statuire su delle divergenze venisse attribuita alla Corte UE, le cose potrebbero cambiare. Per tutelare i salari svizzeri, messi sotto pressione dalla libera circolazione dei lavoratori, nella Confederazione sono in vigore le cosiddette misure d’accompagnamentoCollegamento esterno. In sintesi, queste misure permettono – o dovrebbero permettere – di evitare il dumping salariale, con lavoratori distaccati europei pagati con stipendi estremamente bassi.

Tuttavia, queste misure potrebbero venire a cadere se un giorno in caso di contenzioso la Corte UE fosse chiamata ad esprimersi. In varie decisioni, infatti, il tribunale ha dato la priorità alla libera circolazione delle persone rispetto a certe misure di difesa dei lavoratori. Interpellato dalla RSI, l’avvocato bernese Simon Hirsbrunner, attivo a Bruxelles, afferma: “In un futuro accordo si potranno inserire delle garanzie affinché le misure di accompagnamento non vengano toccate. Ma non c’è la garanzia assoluta che malgrado ciò le misure di accompagnamento non vengano riviste e magari, a determinate condizioni, limitate”.

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