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Pista frontaliera di mountain bike sul Monte Rosa: due mesi per una soluzione

mountainbiker su sentiero di montagna sotto cielo nuvoloso
I e le mountainbiker dovranno portare ancora un po' di pazienza per poter pedalare tra Vallese e Macugnaga. @bay Area News Group 2022

I lavori per completare la pista di mountain bike tra Saas-Almagell, in Vallese, e il comune piemontese di Macugnaga sono fermi dallo scorso maggio. Al via un tavolo tra le amministrazioni italiane e gli enti coinvolti per trovare un accordo sulle autorizzazioni. 

Due mesi: è questa la finestra temporale all’interno della quale si cercherà un accordo per poter riprendere i lavori, fermi da maggio del 2023, e completare la pista per mountain bike che dovrebbe collegare Saas-Almagel, nel Canton Vallese, e la località italiana di Macugnaga, nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola, nel complesso del Monte Rosa. Il progetto, dal valore totale di oltre 1,8 milioni di euro e finanziato in gran parte con fondi Interreg Italia-Svizzera, è bloccato da quasi otto mesi, da quando la Guardia di Finanza ha messo i sigilli al cantiere. Neppure il dissequestro deciso dalla Cassazione a metà dicembre ha finora risolto lo stallo.

La novità delle ultime ore

Al termine dell’udienza dell’11 gennaio 2024, il Tribunale amministrativo regionale (TAR) del Piemonte, al quale il Comune di Macugnaga si è rivolto presentando due ricorsi contro il diniego alle autorizzazioni paesaggistiche (da parte della Soprintendenza ai beni culturali) e di realizzazione delle opere che insistono sul confine nazionale (da parte dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, ADM), ha stabilito che si tornerà in aula il prossimo 20 marzo. In questi due mesi abbondanti, le parti cercheranno un accordo. Nell’ordinanza, i giudici del collegio del TAR parlano di “obiettiva complessità amministrativa della situazione”, riferiscono della disponibilità delle parti a valutare una “soluzione concordata” e scrivono che si ritiene “opportuno disporre un rinvio per consentire alle parti una valutazione congiunta della vicenda”.

“Il TAR ha ordinato di mettersi attorno a un tavolo, perché la pista deve essere finita”, ha commentato l’avvocato Giuseppe Salerno, che rappresenta il Comune di Macugnaga. “È quello che noi abbiamo sempre chiesto. Il Comune di Macugnaga non ha interessi personali nella realizzazione della pista”, ha aggiunto il legale. “Parliamo di un interesse pubblico”. Il tema, sottolinea, riguarda anche il futuro del “turismo in montagna e la valorizzazione del Monte Rosa, che è un gioiello. La pista è stata finanziata dalla Svizzera e dalla Regione Lombardia, nessuno può permettersi di fare brutte figure: entro il 20 marzo devono esserci le autorizzazioni”.

Il progetto e il sequestro

Il progetto in questione, chiamato Saastal Valle Anzasca Bike, rientra tra quelli finanziati dall’Interreg Italia-Svizzera 2014-2020 e ha come obiettivo lo sviluppo e la promozione del potenziale turistico legato al cicloescursionismo nell’area transfrontaliera che circonda il Monte Rosa, in valli storicamente legate anche dal medesimo contesto culturale, cioè l’eredità delle popolazioni Walser che le abitarono nei secoli scorsi. L’intervento principale riguarda la realizzazione di un percorso per mountain bike ed e-bike che colleghi senza interruzioni di continuità la Valle di Saas con la Valle Anzasca, attraversando il confine a quasi 2’900 metri di quota, al passo del Monte Moro. 

Il progetto, finanziato con 1,6 milioni di euro e 225’000 franchi, era partito nell’aprile del 2019 e si sarebbe dovuto chiudere entro lo scorso autunno. La data limite per terminare i lavori era fissata al 31 agosto 2023, ma a oggi non sono conclusi: mancano gli ultimi 350 metri del tratto italiano. Il tracciato, stando al progetto esecutivo, sarebbe dovuto essere lungo complessivamente 8’900 metri. 

Il cantiere è fermo dal 29 maggio scorso, giorno in cui i militari della Guardia di Finanza, al termine delle indagini coordinate dal Procuratore della Repubblica di Verbania, Olimpia Bossi, avevano proceduto al sequestro preventivo della pista. Due i vizi scoperti dalle Fiamme Gialle: da un lato l’assenza dell’autorizzazione, senza la quale nessun ente può rilasciare ulteriori permessi e autorizzazioni, per le opere che insistono sulla linea di confine; dall’altra la “sostanziale difformità” dell’intervento rispetto a quanto “erroneamente” (perché senza l’autorizzazione dell’ADM) approvato da Regione Piemonte, Provincia del Verbano-Cusio-Ossola e Soprintendenza. Difformità per le quali, secondo la Guardia di Finanza, non era stata avanzata neppure una richiesta di variante, né tantomeno erano stati sospesi i lavori in attesa di una decisione.

A dicembre, il dissequestro ordinato dalla Cassazione

La vicenda giudiziaria ha subìto una prima svolta lo scorso 12 dicembre, quando la Corte di Cassazione ha ordinato il dissequestro della pista. “È stato lo stesso Procuratore generale a chiedere alla Corte di accogliere il nostro ricorso”, sottolinea l’avvocato Salerno. Il dissequestro non è però condizione sufficiente per poter riprendere i lavori: occorre che i soggetti interessati approvino la variante al progetto presentata dal Comune di Macugnaga dopo il sequestro. Prima ancora, però, serve il via libera dell’ADM e della Soprintendenza: proprio quello che si cercherà di ottenere nei prossimi due mesi. 

Nel frattempo, fa sapere l’avvocato Salerno, alla luce del sequestro una parte dei fondi (all’incirca 300’000 euro) era stata revocata dalla Regione Lombardia, l’autorità di gestione dell’Interreg Italia-Svizzera, cioè l’organismo responsabile della gestione del Programma conformemente al principio della sana gestione finanziaria. 

Dagli uffici della Regione Lombardia non sono, fino a oggi, giunte risposte alle domande rivolte da tvsvizzera.it in merito a diversi aspetti del progetto Saastal Valle Anzasca Bike.
 

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