La consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider intende rendere più flessibili le condizioni per la concessione dei visti umanitari.
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tvsvizzera.it/spal con Keystone-ATS
L’ostacolo principale all’ottenimento di un permesso di soggiorno per motivi umanitari, ha osservato la direttrice del Dipartimento di giustizia e polizia, è il criterio dello stretto legame con la Svizzera.
In un’intervista alla “Samstagsrundschau” di Radio SRF, Elisabeth Baume-Schneider ha precisato che si propone di discutere prossimamente con i colleghi di Governo su ciò che è possibile fare in questo ambito a livello legale e politico. “Forse i limiti del possibile possono essere un po’ estesi”, ha affermato all’emittente pubblica.
I visti umanitari consentono alle persone vulnerabili di entrare legalmente in Svizzera per chiedere asilo. Secondo le istruzioni della Segreteria di Stato della migrazione (SEM), il prerequisito è che “la vita o l’integrità fisica di una persona sia direttamente, seriamente e concretamente minacciata nel Paese d’origine o di provenienza”.
Nella valutazione possono essere considerati anche altri fattori, come l’esistenza di legami con la Svizzera e le prospettive d’integrazione. “In particolare – si legge ancora nel testo della SEM -, l’attuale e stretto legame con la Svizzera è essenziale”.
A parte i visti umanitari, Baume-Schneider si aspetta un aumento delle domande di asilo entro l’autunno, in particolare dall’Afghanistan. Per farvi fronte, spera di poter raggiungere un accordo per la creazione di 1’500 posti di accoglienza, dopo che la Camera alta ha respinto recentemente un credito di finanziamento per la creazione di 3’000 posti nei container.
La consigliera federale ha tuttavia aggiunto che per evitare problemi è necessario intensificare gli sforzi in termini di integrazione e formazione. Un progetto in tal senso sarà elaborato l’anno prossimo.
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