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L’incredibile periplo del trittico Ringli

Sottratto cinque secoli fa da una chiesa in Toscana, un dipinto commissionato da un mercenario svizzero sta per tornare a casa.

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L’incredibile storia del trittico Ringli è iniziata nel 1438, quando Peter von Johanns Ringli, un mercenario svizzero proveniente da Zurigo al soldo degli Sforza di Milano, incaricò un maestro fiorentino – il cui nome è rimasto anonimo – di dipingere una tavola raffigurante San Pietro tra Sant’Antonio Abate e Santa Maria Maddalena per la chiesa di Avenza, in Toscana.

“La fortezza che Ringli comandava era collegata alla chiesa e quindi bisognava ingraziarsela”, spiega alla Radiotelevisione svizzera Matteo Salamon, collezionista e gallerista.

L’opera d’arte fu rubata però alcuni anni dopo e se ne persero le tracce. A fine Ottocento, stando a quanto riporta il giornale Il Tirreno, faceva parte dei beni della Banca Popolare e Cassa di Risparmio di Genova. La banca decise poi di vendere l’opera all’asta nel 1895 e il dipinto finì negli Stati Uniti.

Un anno e mezzo fa, Matteo Salamon vede il quadro durante un’asta a Londra e decide di acquistarlo. “Era smembrato in tre parti, non sapevo chi fosse l’autore, ma avevo una certezza: una qualità e uno stato di conservazione straordinari. Perciò ho deciso che non potevo non acquistarlo.

Il collezionista e gallerista si mette poi alla ricerca della storia del trittico e riesce a risalire alla chiesa di San Pietro di Avenza.

Una volta saputo del ritrovamento, il parroco decide di lanciare una colletta per riportare l’opera nella chiesa. “È stata un’idea forse un po’ folle, però bella – spiega Don Marino Navalesi. Soprattutto è un’idea forte perché ci rilega alla nostra storia”. Un’idea coronata da successo: il dipinto tornerà nella sua casa il primo dicembre prossimo.

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