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Omaggio a Renato Berta, fotografo della Nouvelle Vague

Renato Berta durante il festival del film di Locarno del 2009.
Un'immagine d'archivio di Renato Berta scattata dirante il Festival del film di Locarno. Keystone / Martial Trezzini

La Cineteca svizzera di Losanna dedica un'ampia retrospettiva al direttore della fotografia ticinese Renato Berta che ha firmato la fotografia di oltre 120 film di registi come Claude Chabrol, Louis Malle, Eric Rohmer, Jean-Luc Godard e Alain Resnais.

Una carriera di successo quella di Renato Berta che lo ha portato a collaborare con grandi registi. Ci è voluta una pandemia per frenare un po’ il ritmo frenetico di Renato Berta, che all’età di 77 anni conta più di 120 film alle spalle.

La Cineteca svizzera non è la prima a dedicargli una retrospettiva. A Parigi e in Francia, dove vive dagli anni ’80 e di cui ha la nazionalità, è stato omaggiato più volte, tra queste con l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine delle Arti e delle Lettere.

Incontri fortuiti

Il bellinzonese, dopo un percorso iniziale di apprendista meccanico, frequenta il prestigioso Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Dal 1969 lavora con i più grandi esponenti del Nuovo cinema svizzero quali Alain Tanner e Claude Goretta, nonché Daniel Schmid.

Lanciato dal film “Charles mort ou vif” di Alain Tanner, Pardo d’oro a Locarno nel 1969, Berta prosegue il suo percorso “fortunato”, come lo definisce lui stesso. “Questo film è stato l’inizio di una dinamica di vita estremamente importante per me, ho avuto davvero una fortuna incredibile sotto questo punto di vista ma bisogna anche saperla gestire”, dice.

Dagli anni ’80 la sua esperienza è sempre più richiesta nel cinema d’autore francese con registi come Jean-Luc Godard e Alain Resnais, per citarne soltanto alcuni.

Afferma di aver avuto numerosi incontri fortuiti, “incontri fatti al momento buono”. “Devono essere delle vibrazioni che combaciano”, aggiunge. “Il contesto è stato relativamente favorevole all’epoca nonché nuovo”, indica Berta, “è qualcosa in cui mi sento coinvolto al di là del professionalismo classico”.

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La figura di direttore della fotografia

Una figura importante quella di direttore della fotografia, che ha permesso a Berta di collaborare con numerosi registi, attori e troupe cinematografiche. Nonché di viaggiare, “nel ’74 avevo già fatto il giro del mondo”, afferma.

“Un’esperienza che mi ha permesso di conoscere il mondo in maniera profonda”, dai film girati con Amos Gitai in Israele a quello girato con Shajin N. Karun in India, dove “un elefante era parte della troupe”.

Instancabile, Berta, ha finito di girare un film martedì scorso, “Le grand chariot” di Philippe Garrel. “Ho la fortuna di fare un lavoro che mi interessa”, afferma, lasciandosi comunque la libertà di rifiutare un’offerta se questa non rispecchia le sue aspettative.

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