Fuga di cervelli anche dalla Svizzera Italiana
Nel Canton Ticino, analogamente a quanto si assiste in Italia, sono sempre più i giovani, soprattutto qualificati dal profilo culturale e professionale, che valicano le Alpi alla ricerca di un'occupazione stabile. Un fenomeno che causa un inevitabile impoverimento della società.
La Svizzera italiana sta subendo una preoccupante emorragia di giovani. Secondo una stima recente, dal 2016 se ne sarebbero andati in tremila, tra i 20 e i 39 anni, senza che queste partenze venissero compensate.
C’è chi parte per l’estero e chi si stabilisce nella regione di Zurigo oppure sull’Arco Lemanico. La spinta a partire sarebbe spiegabile nella maggior parte dei casi con migliori condizioni di lavoro, stipendi più alti, maggiore crescita professionale.
Benché non manchino infatti realtà innovative e concorrenziali il tessuto economico locale non può competere con i poli d’oltre Gottardo. La questione non è nuova, ma in questi ultimi anni, soprattutto con la crisi del settore bancario, si è ulteriormente acuita.
Una situazione di fronte alla quale si ripropone una serie di domande: c’è un legame tra queste partenze e la posizione del Ticino, dove le aziende hanno la possibilità di assumere personale oltre frontiera dove c’è un grande serbatoio di manodopera qualificata a basso costo?
Ci si può poi interrogare sulle peculiarità del tessuto economico a sud delle Alpi che consente questa fuga dei giovani. Nell’approfondimento del settimanale della RSI Falò alcune possibili risposte a questi quesiti.
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