570mila persone in Svizzera, di cui 145mila occupate, versavano in condizioni di povertà reddituale, l'equivalente del 7% della popolazione totale. Sono i dati del 2015.
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Rispetto all’anno precedente, il tasso è rimasto praticamente invariato, come conferma l’Ufficio federale di statistica (UST). In confronto al 2014, quando la percentuale si attestava al 6,6%, vi è stato un leggero aumento, che rientra però nell’ambito della volatilità statistica. La situazione è dunque considerata stabile.
Chi è povero?
Rientra nel tasso di povertà chi non dispone di risorse finanziarie sufficienti per acquisire beni e servizi necessari a una vita integrata socialmente. Questa soglia di povertà nel 2015 era di 2’239 franchi al mese per una persona singola e di 3’984 per due adulti con due figli. Nei calcoli non sono stati presi in considerazione eventuali patrimoni degli interessati.
Chi è più esposto alla povertà?
Tra i gruppi più esposti vi sono quelli composti da persone facenti parte di famiglie in cui nessun membro ha un impiego (18,2%), che vivono sole (12,5%), in economie domestiche monoparentali con figli minorenni (12,5%) o senza formazione scolastica postobbligatoria (10,9%). A forte rischio di povertà anche gli stranieri di origine extraeuropea (11,7%) e gli anziani di oltre 65 anni (13,9%), in particolare se abitano soli (22,8%).
Grazie al ricorso ai patrimoni, poche persone dai 65 anni in su non sono in condizione di pagare puntualmente le fatture. Succede nell’1,9% dei casi, contro il 9,3% della fascia d’età 18-64 anni.
Fra le 145mila persone con attività lavorativa che si trovavano in condizioni finanziare critiche vi è soprattutto chi non ha esercitato per l’intero anno (10%) e chi era l’unico della propria famiglia a lavorare (6,3%). Sotto pressione anche i membri del settore alberghiero e della ristorazione (9,1%) e delle piccole aziende (6,8%).
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Nel raffronto a livello continentale, la Svizzera continua a illustrarsi positivamente, restando fra i Paesi dalle migliori condizioni materiali. Nella Confederazione, il tasso di rischio di povertà era infatti del 15,6%, al di sotto della media dell’Unione europea (17,3%).
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