La pandemia ha acuito la precarietà e le autorità ginevrine hanno aumentato i posti nelle strutture d'accoglienza.
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tvsvizzera.it/mar
Qualche giorno fa, dopo l’apertura di un dormitorio per 30 persone, le autorità ginevrine hanno inaugurato un centro con appartamenti per 16 famiglie, per un totale di 64 letti. Complessivamente in città sono a disposizione 600 posti per l’accoglienza d’emergenza. L’offerta non è mai stata così importante, hanno indicato i servizi sociali di Ginevra, che spendono quasi 15 milioni di franchi all’anno per mettere a disposizione queste strutture.
A spingere la città ad aumentare l’offerta, sono state prima di tutto le condizioni meteorologiche avverse. La pandemia di coronavirus ha però ulteriormente esacerbato alcune situazioni che già erano difficili, spingendo in strada anche intere famiglie.
Un recente studioCollegamento esterno dell’Università di Ginevra, condotto la scorsa primavera, ha stimato in circa 730 il numero di persone costrette a dormire fuori o a passare la notte in strutture di emergenza.
Secondo l’associazione Caravane Sans Frontières, più di 60 bambini dormono per strada a Ginevra. E questa cifra, che è una media, è in aumento dall’inizio della pandemia.
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Nella primavera del 2020, in piena prima ondata, le immagini di lunghe file di persone che a Ginevra attendevano per ricevere degli aiuti alimentari avevano fatto il giro del mondo, rivelando l’estrema precarietà di una parte della popolazione in una delle città più ricche del mondo.
Secondo la Caritas, in Svizzera 735’000 persone (su 8,6 milioni) vivono in condizioni di povertà, mentre 600’000 appena il livello di sussistenza.
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