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Nessuna esplosione delle richieste di aiuto sociale

fila di persone
La rete di protezione sociale in Svizzera funziona relativamente bene, ma non per tutti: le lunghe file di persone accorse alle distribuzioni di viveri gratuiti lo scorso anno a Ginevra ne sono state la dimostrazione. Keystone / Salvatore Di Nolfi

Uno dei temuti effetti della pandemia di coronavirus non si è verificato: il numero di richieste di assistenza sociale è infatti rimasto sostanzialmente stabile.

Un tasso di disoccupazione identico rispetto a quello registrato prima dello scoppio della pandemia (2,6% a fine settembre 2021 e a fine gennaio 2020) e un numero di domande per fare capo all’aiuto sociale che non è esploso. La crisi causata dal Covid-19 non sembra per ora avere avuto quell’impatto devastante sul mondo del lavoro svizzero che alcuni temevano.

Secondo uno studio condotto dall’Iniziativa delle città per la politica sociale in 14 centri svizzeri (che accolgono circa un quarto dei beneficiari dell’aiuto sociale), l’anno scorso il numero di dossier depositati all’assistenza è infatti aumentato solo dello 0,5%.

La crisi sanitaria ha tutt’al più fermato la tendenza al ribasso osservata negli ultimi anni, indica in un comunicato Collegamento esternol’associazione, che rappresenta gli interessi di una sessantina di città svizzere.

Questa crescita minima mostra che la rete di sicurezza sociale nella Confederazione funziona piuttosto bene: “Le assicurazioni sociali a monte dell’aiuto sociale e le altre prestazioni di sostegno della Confederazione, dei Cantoni e dei comuni (ad esempio la disoccupazione parziale, le indennità per perdita di guadagno, la proroga temporanea del diritto alle indennità di disoccupazione) hanno permesso di assicurare il minimo vitale a gran parte delle persone colpite dalla crisi”, si legge nella nota.

Note dolenti

Il quadro tracciato dallo studio non è però solo rose e fiori. La pandemia ha infatti mostrato come certi gruppi non possano far capo alla rete di protezione sociale. Molto significative in questo senso sono state le lunghe file osservate l’anno scorso, in particolare a Ginevra, di persone accorse nei diversi luoghi dove sono state organizzate distribuzioni di viveri gratuiti.

Oltre ai ‘sans papiers’, si trovano in questa situazione difficile tutti quegli stranieri che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese e che domandando l’aiuto sociale potrebbero perdere il loro permesso di soggiorno. Questo, infatti, potrebbe essere revocato se la persona fa ricorso all’assistenza. Il sistema va quindi adattato di conseguenza, scrivono gli autori dello studio.

Chi fa ricorso all’aiuto sociale è a sua volta minacciato di finire nell’indigenza, anche dopo essere uscito dal sistema. La ricerca illustra in effetti come la metà di essi faccia in un secondo momento di nuovo richiesta per questo sostegno. Esistono dunque categorie che si impantanano nella povertà e che vivono in una perenne situazione precaria al limite del minimo vitale.

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