La televisione svizzera per l’Italia

Mundial 1982, quando a trionfare fu anche la comunità italiana in Svizzera

tifosi con maglia e bandiera dell italia su un auto
Al fischio finale, decine di migliaia di persone si sono riversate nelle strade di Zurigo e di altre città svizzere per celebrare il trionfo degli azzurri. Keystone / Str

La vittoria della nazionale di calcio italiana ai Mondiali di Spagna rappresentò un punto di svolta nelle relazioni tra la comunità italiana e la popolazione svizzera.

Chi ha visto Pane e cioccolata, film sull’emigrazione italiana in Svizzera del 1973 diretto da Franco Brusati, forse ricorda una scena particolarmente emblematica. Giovanni, il protagonista interpretato da Nino Manfredi, entra in un bar di Zurigo per guardare in tv una partita della nazionale azzurra. Coi suoi capelli tinti di biondo platino, per cercare di celare le sue origini, Giovanni prova in un primo momento a mimetizzarsi tra la folla di svizzeri e svizzere, sbeffeggiando la squadra italiana. Non vuole farsi riconoscere.

Col passare dei minuti, però, tutta la frustrazione accumulata negli anni viene pian piano a galla e al gol di Capello Giovanni esplode: “Gooooool! Sono italiano, non vi sta bene?”.

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L’urlo liberatorio di Giovanni fa venire in mente un’altra scena di esultanza: quella con cui Marco Tardelli celebra la seconda rete degli azzurri nella finale dei Mondiali di Spagna contro la Germania, l’11 luglio 1982 allo Stadio Santiago Bernabéu di Madrid.

Una corsa sfrenata verso la panchina, una gioia incontenibile, mentre per un attimo la telecamera indugia su un altrettanto incontenibile Sandro Pertini, che in tribuna alza le braccia al cielo.

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È probabilmente questa l’immagine che più di tutte simboleggia il trionfo della nazionale italiana ai Mondiali del 1982. Un istante impressosi nel cuore di tutti gli italiani e le italiane e ancor più in quello di tutti quegli emigrati e quelle emigrate che per anni hanno dovuto fare i conti con una xenofobia strisciante e che al gol di Tardelli hanno probabilmente gioito come Giovanni in Pane e cioccolata.

Al di là di questa immensa ma effimera soddisfazione, l’inattesa vittoria in Spagna “rappresenta un momento di riscatto e soprattutto di svolta, sia per la comunità italiana in Svizzera che per la stessa popolazione elvetica”, ci dice Sandro CattacinCollegamento esterno, professore di sociologia dell’Università di Ginevra, autore nel 2016 insieme a Irene Pellegrini di un breve saggio intitolato Mundial di Spagna 1982: come l’Italia vinse anche in SvizzeraCollegamento esterno.

Due batoste

In Svizzera, l’inizio degli anni Settanta è contraddistinto dalle celebri iniziative antistranieri (e potremmo dire antiitaliane, visto che la maggior parte della popolazione immigrata proveniva dalla Penisola) promosse prima da James Schwarzenbach e poi da Valentin Oehen. La prima, sottoposta al voto il 7 giugno 1970, è respinta, ma ottiene pur sempre il 46% di consensi. Le altre due sono invece bocciate in modo molto più netto nel 1974 e nel 1977- quando, infatti, la crisi economica aveva fatto rientrare più di 200’000 italiani e italiane. Ci si è lasciati alle spalle questo periodo buio? Si potrebbe pensare di sì, ma all’inizio degli anni Ottanta arrivano due ulteriori stangate per la comunità straniera in Svizzera.

“Nell’aprile 1981 l’iniziativa popolare denominata Essere Solidali, per una nuova politica degli stranieri viene sonoramente bocciata con oltre l’83% di ‘no’. Questa è la prima iniziativa per la quale la comunità italiana si è fortemente impegnata per anni, ad esempio raccogliendo firme”, spiega Sandro Cattacin. Poi, un mese prima della finale dei Mondiali, viene respinta in referendum per una manciata di voti (50,4% di no) anche la nuova Legge sugli stranieri, che prevedeva pure l’abrogazione dello statuto di stagionale, simbolo in quegli anni della discriminazione.

“Sono state due batoste tremende, che hanno causato un grande sentimento di frustrazione in seno alla comunità straniera in Svizzera e in particolare tra gli italiani e le italiane che, come detto, si erano battuti molto, soprattutto a livello associativo, per questi due progetti “, commenta Sandro Cattacin.

Acceleratore di dinamiche già in atto

La frustrazione non rimane però confinata alla comunità straniera, ma percola tra la popolazione svizzera. “Questo sentimento di insoddisfazione era percettibile, poiché se ne parlava dappertutto. La popolazione elvetica si è trovata confrontata con una sfida morale, a cui poteva dare due risposte: dire ‘è giusto che gli italiani e le italiane siano discriminati’ oppure ‘no, non è giusto ed è ora di voltare pagina'”.

La comunità italiana rappresenta ormai una parte imprescindibile della società elvetica. Molti immigrati e immigrate vivono nella Confederazione da lustri e i loro figli e le loro figlie cominciano a farsi strada.

La vittoria dell’Italia ai Mondiali arriva al momento giusto: è un “acceleratore delle dinamiche di trasformazione” già in atto, come lo definisce Sandro Cattacin.

“Presenza totale”

È l’occasione “per mostrare questo orgoglio, questa presenza totale (culinaria, simbolica, economica, artistica), per fare parte della Svizzera”, sottolinea il sociologo.

La folla festante di italiani e italiane che invadono le strade di molte località svizzere dopo il triplice fischio finale dell’arbitro è una scena a cui la Svizzera piuttosto sonnolenta non è abituata.

E le reazioni, in particolare sulla stampa, sono molto diverse da quel che ci si poteva aspettare. L’italiano non è più lo straniero focoso da cui bisogna proteggersi. Ma qualcuno che può persino insegnare qualcosa: a vivere con spontaneità, ridere, festeggiare all’aria aperta e sbarazzarsi della “maschera protestante di paura”, osserva Cattacin.

Il problema è la popolazione svizzera

La maggior parte dei giornali, anche quelli di stampo più conservatore, sono lieti di questa notte di festa, svoltasi senza nessuna violenza, sfatando il pregiudizio secondo cui la comunità italiana rappresenterebbe un pericolo per l’ordine pubblico. Una notte durante la quale “anche gli svizzeri, altrimenti sobri, hanno applaudito e alzato le mani con entusiasmo” (Neue Zürcher Zeitung).

“Certo – scrive la Tribune de Genève – ci sono stati anche degli scontrosi [che si sono lamentati], che magari trascorreranno le loro vacanze in Italia… Beh, hanno tutto l’anno per recuperare il sonno perso”.

Il problema, insomma, non è la comunità italiana, ma quegli svizzeri e quelle svizzere che rimangono prigionieri di un retaggio ormai del passato.

“È impressionante vedere come, dopo il 1982, l’atteggiamento nei confronti di tutto ciò che riguarda l’Italia cambi. Si aprono negozi di moda italiani, si comprano automobili italiane e gli svizzeri e le svizzere iniziano a copiare lo stile di vita italiano”, rileva Sandro Cattacin.

La pagina, insomma, poteva finalmente essere voltata.


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