La maggior parte dei giovani esposta a messaggi di incitamento all'odio, secondo uno studio federale condotto sulla popolazione in Svizzera.
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tvsvizzera.it/spal con Keystone-ATS
Sono preoccupanti i risultati dello studio condotto dall’Ufficio federale di statistica (UST) sull’utilizzo di internet, da cui risulta che oltre mezzo milione di persone in Svizzera non ha le competenze necessarie per identificare le notizie false (fake news).
Inoltre, più del 60% dei giovani (tra i 15 e i 29 anni) si è imbattuto in forme di incitamento all’odio in rete.
Più in generale la metà della popolazione (51%) ha dichiarato di aver visto informazioni o contenuti falsi o sospetti su siti di notizie o sui social, una percentuale salito di 6 punti rispetto al 2021.
La vasta diffusione di Internet, sottolinea l’UST, espone alla disinformazione un numero crescente di persone ed è probabile che in rete vengano pubblicati e condivisi più contenuti falsi o sospetti rispetto a prima.
Ogni due anni, l’UST effettua un sondaggio sull’utilizzo di Internet da parte di persone di età compresa tra 15 e 88 anni in 3’000 nuclei famigliari. L’inchiesta 2023 si è svolta fra aprile e luglio.
L’aspetto positivo è che le e gli internauti hanno sviluppato una maggiore consapevolezza in merito alle fake news. D’altro canto il comportamento nei confronti della disinformazione non è cambiato dal 2021: solo circa la metà dell’utenza che ha individuato queste false notizie, sottolinea la ricerca, ha dichiarato di averne verificato la veridicità o le fonti.
Il 41% non l’ha fatto, ritenendo di sapere già che le informazioni erano false, e il 17% (oltre 600’000 persone su scala nazionale) ha affermato di non averlo fatto per mancanza di competenze o conoscenze.
Riguardo invece ai controversi contenuti cui è possibile imbattersi nella rete l’indagine segnala che più di un terzo delle e degli intervistati dichiara di aver visto messaggi ostili o degradanti nei confronti di gruppi o di individui. Fra le e gli utenti dei social la percentuale raggiunge il 47%.
Risultano inoltre particolarmente esposti le e i giovani, esposti per il 60% a interventi che fomentano l’odio, contro il 30% degli ultracinquantenni.
Questo genere di messaggi prende di mira in primo luogo le opinioni politiche o sociali, seguite dalle origini razziali o etniche e dalle questioni relative alla religione. Vengono poi l’orientamento sessuale, il genere e la disabilità.
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