Matrimoni illegali, si è dimesso l’imam di Berna Memeti

La vicenda dei matrimoni irregolari - forse addirittura forzati - nella Casa delle Religioni di Berna ad opera di imam sconosciuti ha portato alle dimissioni dell'imam Mustafa Memeti.
La celebrazione di unioni illegali nell’edificio che ospita – assieme e senza steccati – i luoghi di culto di otto confessioni era venuta alla luce a metà novembre in seguito a un servizio della radiotelevisione svizzera SRFCollegamento esterno.
L’emittente riferiva di adempienze da parte del religioso che non aveva controllato in tutti i casi se i requisiti per un matrimonio religioso fossero stati soddisfatti. In particolare, sarebbe stato violato il disposto del primato del matrimonio civile, secondo cui la celebrazione nuziale davanti alle autorità comunali deve precedere quella che si tiene nei luoghi di culto. Ma vi sarebbero stati addirittura matrimoni forzati, sempre secondo quanto riferisce la SRF.
Imam sconosciuti frequentavano l’edificio di culto
Dal profilo giuridico, dal momento che non è stato individuato l’officiante islamico dei controversi matrimoni nella Casa delle Religioni, i suoi amministratori hanno intrapreso un’azione legale su denuncia contro ignoti.
La Casa delle religioni, fondata a Berna nel 2014, è un edificio unico al mondo dove indù, musulmani, cristiani, aleviti e buddisti hanno un proprio luogo di culto. Al programma sono state associate anche le comunità ebraica, baha’i e sikh. Dergâh, chiesa, moschea, tempio e centro buddista sono collegati tra loro tramite uno spazio aperto e neutrale, dedicato al dialogo. È il cuore della casa che invita al dialogo interreligioso ed interculturale anche i visitatori.
Confidiamo nel fatto che le comunità religiose nella Casa delle religioni rispettino il diritto svizzero, ha evidenziato la direttrice Karin Mykytjuk, e le stesse comunità si impegnano a rispettare le leggi locali e a conformarsi ai diritti umani.
L’imam, a giudizio della direttrice, si è fidato delle dichiarazioni rese a voce dagli interessati riguardanti il loro stato civile. E non è a conoscenza di casi di matrimoni forzati celebrati da imam sconosciuti. Ma la Casa delle religioni è aperta tutta la giornata ed è frequentata da numerose persone che non fanno parte della locale associazione islamica.
L’imam Memeti, che si è dimesso per la fine di aprile, si è assunto per iscritto la responsabilità di questa “carenza organizzativa”. Per lui era importante che questi casi diventassero pubblici e ha ribadito la sua condanna contro i matrimoni forzati definiti un “crimine odioso e grande”.
La presenza di una moschea nell’edificio sito al numero 1 di Europaplatz, ha sottolineato l’imam bernese (che è uno dei promotori e sostenitori dell’iniziativa interreligiosa), è un segno di apertura dell’Islam svizzero e un contributo alla sua affermazione che in caso contrario rischia di essere emarginato nel Paese.
Un imam aperto e inviso all’Islam politico
Il religioso 62enne ha addotto anche altre motivazioni alla sua scelta, che sarà annunciata formalmente ai membri dell’Associazione Musulmana durante l’incontro di sabato. Tra di esse l’età e la cospicua mole di lavoro all’interno dell’associazione musulmana e della Casa delle religioni.
Va precisato che Mustafa Memeti, imam progressista svizzero, di origine albanese, si è sempre battuto contro l’avanzata dell’Islam politico nella Confederazione ed è stato raggiunto nel 2015 da una “fatwa” emessa da autorità musulmane estremiste. Nota la sua avversione per il burqa che ha sempre combattuto con argomentazioni religiose.
Il servizio della Radiotelevisione svizzera SRF del 17 novembre che denunciava matrimoni forzati nella Casa delle religioni (in tedesco).

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