Le dimissioni di Draghi avranno effetti anche fuori dall'Italia, dicono gli esperti.
Keystone / Fabio Frustaci
La caduta del Governo Draghi non avrà effetti solo a Roma: il premier si era infatti ritagliato un ruolo sempre più centrale anche a Bruxelles e molti leader europei non avrebbero voluto vederlo partire. L'analisi dello storico e sociologo della politica Marc Lazar.
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Il fatto che dal mese di ottobre Draghi non sarà più al Consiglio europeo significa, per l’Italia, un passo indietro “come peso politico all’interno del’UE, ma anche un indebolimento della possibilità di cambiare le regole europee, spiega ai microfoni della Radiotelevisione della Svizzera italiana RSI lo storico e sociologo della politica Marc Lazar (Sciences Po, Parigi).
In Francia, per esempio. L’intesa tra Draghi e il presidente Emmanuel Macron aveva l’obiettivo di riformare il sistema europeo: più flessibilità su deficit e debito pubblico, rafforzare la difesa comune europea e una linea molto simile nel sostenere l’Ucraina contro la Russia. “Il fatto che Draghi non sia più presidente del Consiglio è quasi un disastro per Macron e il suo progetto europeo”, aggiunge Lazar.
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L’Italia è il Paese che più di tutti in Europa beneficia dei fondi europei di rilancio: 193 miliardi di euro. In cambio deve garantire progetti di rilancio e riforme. Il tutto grazie alle nuove regole approvate a Bruxelles dopo la pandemia. I Paesi cosiddetti frugali e una parte del Governo tedesco (liberali in particolare) vogliono però fare ora marcia indietro dopo essere stati costretti ad accettare la mutualizzazione del debito a livello europeo. “Se per caso un Paese come l’italia non fa le riforme che si attende l’UE, [questi Stati] ripartiranno all’attacco e qui ci mancherà tanto Mario Draghi”, conclude l’esperto.
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