La televisione svizzera per l’Italia

Il suo sconforto fa il giro del web e mostra l’altro volto dello sport

Lo sconforto negli occhi di Marco Tadé.
Lo sconforto negli occhi di Marco Tadé. Copyright 2022 The Associated Press. All Rights Reserved

La delusione vissuta dal ticinese Marco Tadé alle Olimpiadi di Pechino è diventata virale. La sua schiettezza e la trasparente amarezza stanno in questi giorni ricordando a tutti che un atleta è prima di tutto un uomo.

“La voglia c’era, avevo dichiarato di puntare a una medaglia, invece ora me ne vado deluso. È un po’ la copertina di una carriera lunga 15 anni e piena di delusioni e con solo qualche lucina qui e là. Ho ingoiato tanto schifo in tanti anni di sport tra infortuni, amarezze varie, problemi personali… Sarebbe stato bello chiudere questo capitolo in un modo diverso”.

Sono state queste le parole che Marco Tadé, classe 1995, ha usato ai microfoni della Radiotelevisione svizzera in lingua italianaCollegamento esterno per commentare il 18esimo posto ottenuto alle Olimpiadi invernali 2022. 

Parole che, proprio per la loro autentica franchezza, hanno colpito e incuriosito ben oltre i confini nazionali. Complice una menzione della vicenda andata in onda su Radio DeejayCollegamento esterno, i media italiani ne hanno parlato in lungo e in largo in questi giorni.

Una conferma mai arrivata

Sciatore nell’ambito del freestyle e specialista nelle gobbe, il 26enne locarnese si è conquistato in carriera tre podi individuali nella coppa del mondo (3° posto nel 2015 e due 2° posti nel 2017 e nel 2021). Questa Olimpiade doveva però rappresentare una conferma sportiva e il 18esimo posto è stato invece l’ennesima batosta.

L’altro volto dello sport

Una storia, quella di Tadé, come probabilmente ce ne sono molte, ma di cui poco si parla perché le parole, così come i commenti o i titoli di giornale vengono consumati per chi vince, per chi le medaglie se le porta a casa.

“Spesso nel mondo dello sport si tende a enfatizzare gli aspetti positivi che questo ambiente porta, ma senza far vedere il resto”, racconta l’ex calciatore ticinese Fulvio Sulmoni, ospitato nell’edizione odierna del Quotidiano e che, sul suo rapporto di amore e odio con il pallone ha anche scritto un libro. 

Come Tadé e Sulmoni ci sono state anche le ben più celebri Simone Biles o Naomi Osaka. La fragilità degli sportivi, negli ultimi anni, comincia ad emergere anche se ancora non se ne parla abbastanza. Il servizio del Quotidiano:

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