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Le radici trentine di Giovanni Segantini

quadro con un uomo e una donna davanti
L'installazione "Plazza Segantini", in Engadina, in occasione delle commemorazioni del centenario della morte del pittore nel 1999. KEYSTONE

La vita e l'opera del pittore italiano sono legate a doppio filo con l'Engadina. Ma Segantini mantenne un vincolo molto stretto anche con Arco, il comune del Trentino dove nacque nel 1858.

Arrivando da Nord in auto ad Arco, il borgo trentino dove Giovanni Segantini nacque e visse i primi sette anni di vita, c’è un passaggio obbligato proprio da quel ponte sul fiume Sarca che il pittore cita in una lettera scritta il 19 marzo 1899: “I messaggi di stima e affetto dei miei concittadini mi hanno tanto avvicinato ad Arco che mio pare d’essermi dipartito ieri […] in questi giorni, essendo la mia mente rivolta al mio paese, rivedo la casetta ove sono nato, i monti coperti d’olivi e tanti altri dettagli”.

Scriveva dalla sua baita sul monte Schafberg, sopra Pontresina, dove pochi mesi dopo sarebbe morto, rivolgendosi a un luogo molto lontano eppure così vicino: non solo per i sentimenti dell’artista, ma anche per la centralità che la natura e il paesaggio avevano e hanno tanto sulle vette dell’Alta Engadina, quanto in questa valle del Trentino meridionale. 

Qui, la posizione protetta dalle alte montagne e la vicinanza del lago di Garda permettono un clima particolarmente mite, che consente la crescita di piante mediterranee come gli ulivi e che ha dato ad Arco le caratteristiche per diventare un apprezzato luogo di villeggiatura, già a fine ‘700, quando era tra i preferiti dalla nobiltà germanica e austro-ungarica.

La modesta casa di Segantini sorgeva proprio sulla riva destra del fiume Sarca, a ridosso del ponte, ed è impossibile non pensare a quanto quel mondo abbia inciso sul suo immaginario e sulla sua futura produzione artistica: lo scorrere dell’acqua, la vista a perdita d’occhio lungo il letto del fiume, tra le montagne e gli alberi, la centralità delle piante e degli animali e il fermento della vita contadina nei dintorni del borgo trentino.

Un fil rouge che da Arco porta all’Engadina

In questo senso, c’è un fil rouge che lega le pareti rocciose che circondano Arco, dove Segantini nacque, e i boschi intorno a Maloja, dove trascorse gli ultimi anni di vita.

vecchio chalet
Giovanni Segantini ha trascorso gli ultimi anni della sua vita in questa casa di Maloja. KEYSTONE

“Segantini amava Arco, lo scrive in molte lettere e in tutte le citazioni della città emerge sempre questo forte amore che forse era dato dal fatto che aveva trascorso qui i suoi anni più felici o comunque più liberi, legati alla presenza della madre che purtroppo muore quando lui aveva solo 6 anni.

Questo rapporto con Arco percorre tutta la sua breve vita ed è ricambiato dalla città, che già dieci anni dopo la sua morte gli dedica un monumento nel cuore della città”, spiega l’assessore alla Cultura del Comune di Arco Guido Trebo.

In occasione della mostra celebrativa per il 150° anniversario della nascita di Segantini, nel 2008, la Galleria Civica di Arco è diventata uno spazio esclusivo sull’opera del grande maestro e sul suo legame con la città.

Oltre alla collezione di proprietà del Comune di Arco, la galleria ospita depositi a lungo termine e prestiti provenienti da musei, Istituzioni e collezioni private. Con i progetti Segantini.map e Segantini.doc, curati da Alessandra Tiddia in convenzione con il MAG, Il museo dell’Alto Garda, e il MART di Rovereto, si accede a un percorso multimediale per scoprire la vita e l’opera dell’artista, comprese le riproduzioni digitali di alcuni suoi quadri ospitati da vari musei in tutto il mondo. Il percorso espositivo proposto dalla galleria è completato da un itinerario nel centro storico di Arco, che ripercorre i luoghi legati alla memoria del pittore.

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