Le piccole e medie imprese svizzere ottimiste malgrado tutto
Le difficoltà di approvvigionamento sono una delle preoccupazioni principali delle PMI svizzere, oltre naturalmente all'incremento del costo dell'energia.
Keystone / Martin Ruetschi
Nonostante l'accumularsi di rischi economici negli ultimi mesi, le piccole e medie imprese (PMI) elvetiche guardano al futuro ancora con una certa fiducia.
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Keystone-ATS/mar
La guerra in Ucraina, l’inflazione e le difficoltà di approvvigionamento energetico e in materie prime preoccupano le aziende svizzere, ma l’ottimismo è ancora all’ordine del giorno: è quanto emerge dal sondaggio sulle PMI pubblicato mercoledì dalla banca Raiffeisen.
La situazione economica è stata descritta come “buona” o “molto buona” da quasi tre quarti (73%) dei partecipanti (565 società intervistate tra metà maggio e metà giugno), ma la valutazione varia notevolmente a seconda delle dimensioni. La percentuale di ottimisti scende al 52% per le aziende con un fatturato annuo inferiore a 1 milione di franchi, mentre raggiunge l’84% per quelle con più di 10 milioni di franchi.
Più della metà degli intervistati (56%) ha registrato un aumento dei ricavi negli ultimi dodici mesi e quasi due terzi (63%) prevede che ciò avverrà anche nell’esercizio finanziario in corso. Solo l’8% delle aziende intervistate ritiene di essere “impreparato ad affrontare le crisi e quindi di incontrare difficoltà o di non essere in grado di reagire in modo adeguato”.
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Per Roger Reist, responsabile Clienti aziendali e membro della direzione generale di Raiffeisen Svizzera, la capacità di resistenza delle PMI svizzere, dimostrata durante la pandemia di coronavirus, è diventata ancora più forte. Non sorprende, quindi, che “la maggior parte delle PMI svizzere intervistate gestisca particolarmente bene anche le nuove sfide”.
Inflazione, scarsità e personale
In una conferenza stampa a Zurigo, tuttavia, ha sottolineato il deterioramento del contesto economico negli ultimi tre mesi. “Penso che avremmo risultati significativamente diversi se conducessimo lo stesso sondaggio oggi”, ha ammesso Reist.
I principali rischi economici che gli imprenditori e le imprenditrici vedono per i prossimi dodici mesi sono cambiati notevolmente rispetto al precedente sondaggio.
Non sorprende che i prezzi elevati dell’energia e delle materie prime siano in cima alla lista delle preoccupazioni (84%), mentre sono stati menzionati solo dal 31% degli intervistati nel 2021 e solo dal 7% nel 2020. La disponibilità di materie prime (63%) è passata al secondo posto (10% nel 2020) davanti alla disponibilità di personale qualificato (44%).
Le relazioni con l’Unione Europea (UE), la pandemia, i tassi di interesse e la volatilità delle valute sono stati relegati in secondo piano.
Sostenibilità in primo piano
Gli autori dello studio rilevano inoltre la crescente importanza delle questioni legate alla sostenibilità, che tre quarti delle PMI intervistate considerano parte integrante della loro strategia.
Quasi la metà dei partecipanti all’indagine ha dichiarato di voler investire in futuro tra il 2 e oltre il 10% del proprio fatturato nella compatibilità sociale e ambientale delle catene di fornitura e dei prodotti, mentre solo il 15% degli intervistati intende astenersi da qualsiasi investimento.
Sebbene i rapporti con l’UE non siano più la loro preoccupazione principale, più della metà delle aziende intervistate – in particolare quelle di grandi dimensioni – chiede alla politica di creare condizioni quadro stabili e chiare, e quasi una su tre chiede di promuovere la transizione energetica.
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