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Le misure anti-Covid in Svizzera sono state efficaci

Coronavirus in Svizzera.
La durata della persistenza dei virus importati nella popolazione era ridotta di circa la metà al momento del lockdown rispetto al periodo successivo. Keystone / Elia Bianchi

L'analisi di migliaia di sequenze genomiche ha confermato che decisioni come la chiusura delle frontiere hanno diminuito del 90% l'importazione dei contagi. Meno efficace il contact tracing.

Un nuovo studio condotto dai ricercatori di quattro università svizzere e dal politecnico federale mostra che la chiusura delle frontiere, il lockdown e il tracciamento dei contatti sono stati efficaci in Svizzera allo scopo di arginare il diffondersi della pandemia. Per giungere a questa conclusione i ricercatori hanno analizzato oltre 11’000 sequenze genomiche del virus nel 2020.

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“Si trattava per il 2020 di uno dei più grandi studi al mondo in questo ambito. Prima della pandemia solo qualche centinaio di geni erano sequenziati per studi di questo tipo”, ha dichiarato Tanja Stadler, responsabile della ricerca. La professoressa del Politecnico federale di Zurigo (ETH) era la presidente della task force scientifica Covid-19 della Confederazione dall’agosto 2021 fino alla sua dissoluzione.

Gli effetti concreti delle misure

Secondo Stadler, dopo la chiusura delle frontiere, le infezioni importate in Svizzera sono diminuite del 90%. Questi risultati suggeriscono che gli episodi di infezioni nella Confederazione hanno potuto essere disaccoppiati con successo dall’estero, scrivono gli autori dello studio, pubblicato oggi sulla celebre rivista specializzata “Science Translational Medicine”. Inoltre, la durata della persistenza dei virus importati nella popolazione era ridotta di circa la metà al momento del lockdown rispetto al periodo successivo.

Nei periodi in cui il tracciamento dei contatti era efficace, il numero medio di persone contagiate da una persona infetta si è dimezzato. Per l’autunno 2020, invece, i ricercatori non sono riusciti a dimostrare alcun effetto della ricerca dei contatti. “Lo spieghiamo con il sovraccarico del tracciamento in questo periodo”, ha spiegato Stadler.

Decodificato codice virale

Il vantaggio dello studio sta nell’estensione dei dati esaminati. “L’efficacia di queste misure era già stata dimostrata in precedenza da studi qualitativi. Noi l’abbiamo quantificato sulla base dei dati genomici”, ha detto Stadler.

I risultati si basano sul sequenziamento del genoma. È stato così decodificato il “codice” di un virus composto da 30’000 lettere. La decodifica di questa sequenza di lettere – il sequenziamento genico – ha permesso di tracciare le vie d’infezione.

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