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Le intemperie fanno almeno nove vittime nelle Marche

strada allagata
Senigallia il giorno dopo. Keystone / Carlo Leone

Il nubifragio che nella notte su venerdì si è abbattuto sulla regione del centro Italia ha provocato la morte di almeno nove persone, mentre altre quattro risultano disperse, stando all'ultimo bilancio.

In poche ore in provincia di Ancona è caduta una quantità d’acqua che normalmente si registra in sei mesi. “Sono caduti circa 420 millimetri in circa due o tre ore”, ha indicato Luigi D’Angelo, direttore operativo del coordinamento emergenze della protezione civile.

La prefettura di Ancona ha indicato che almeno nove persone (e non dieci come annunciato in un primo tempo) hanno perso la vita, mentre altre quattro risultano tuttora disperse.

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 I vigili del fuoco hanno effettuato oltre 150 interventi, in particolare per salvare “decine di persone” rifugiatesi sui tetti delle abitazioni e sugli alberi.

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È una situazione apocalittica, una cosa che in tanti anni non ho mai visto”, ha detto Carlo Manfredi, sindaco di Castellone di Suasa, centro in provincia di Ancona. “Piante e alberi trasportati come fuscelli. Purtroppo, siamo ancora alla ricerca del bambino di otto anni. Ieri notte fortunatamente abbiamo trovato la mamma ancora in vita. Era in auto poi ha visto questa corrente d’acqua arrivare ed è scesa con il con il bambino in braccio ma poi sono stati trascinati via”, ha aggiunto.

L’ondata di maltempo che ha colpito le Marche “non era prevista a questi livelli, non avevamo livelli di allarme. E l’esondazione del Misa, in particolare, è stata repentina e improvvisa”, ha spiegato l’assessore regionale alla Protezione civile Stefano Aguzzi.

In alcune località, “non c’è stato tempo di intervenire, ci sono persone che magari erano in strada o sono uscite non rendendosi conto del pericolo”.

“I modelli meteorologici davano una localizzazione dei fenomeni più sulla Toscana ed erano anticipati nel tempo. Il problema è che c’è ancora una forte incertezza, tanto che attualmente è impossibile prevedere fenomeni così localizzati”, ha spiegato Bernardo Gozzini, direttore del Laboratorio di monitoraggio e modellistica ambientale (Lamma).

Il nubifragio sulle Marche è arrivato con un” flusso di correnti umide e miti da Sud-ovest, che al suo interno aveva condizioni idonee per dare luogo a temporali localmente molto intensi”, ha aggiunto l’esperto, ricostruendo la dinamica dell’evento. “Spinto verso l’Appennino, il flusso d’aria è stato costretto a sollevarsi e, salendo di quota, si è trovato in una situazione migliore per innescare il temporale”.

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