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La lotta ai cartelli nei casi di cronaca più celebri

Targhetta COMCO
LA COMCO è composta da un numero di membri variabile tra 11 e 15 nominati dal Consiglio federale. Keystone / Peter Klaunzer

È dal 1996 che la Commissione della concorrenza vigila sull'operato del mercato interno elvetico. Se oggi si parla di transazioni legate ai profumi, le multe milionarie assegnate negli anni mostrano che la vigilanza non è sempre stata all'acqua di rose.

Dall’asfalto all’eau de toilette, passando per le automobili e la telefonia. Non c’è prodotto, merce o servizio in Svizzera che prima o poi non sia finito sotto la lente della Commissione della concorrenzaCollegamento esterno (COMCO). L’ultima inchiesta, di cui si è avuta notizia negli scorsi giorni, riguarda il settore dei profumiCollegamento esterno dove quattro aziende sono sospettate di accordo sui prezzi. A naso, permetteteci l’ironia, non finirà nella top ten dei casi più clamorosi.

Quando c’è odore di cartelli che distorcono la competizione tra le aziende e non da ultimo danneggiano il cliente/consumatore e i competitor, la COMCO inizia a scavare, “untersuchen” dice con efficacia il tedesco. Dal 1996 al 2021 (ultimo anno disponibile per una statistica) gli arbitri del mercato interno elvetico hanno aperto oltre 160 inchieste, per una media di 6-7 all’anno. A queste vanno aggiunte circa 430 inchieste preliminari, che sono più brevi e meno esaurienti, ma possono fungere da punto di partenza per l’artiglieria investigativa pesante.

Dai cartelli alle fusioni

Tra i compiti di questa autorità di milizia, composta da un numero di membri variabile tra 11 e 15 nominati dal Consiglio federale, non c’è solo la vigilanza sulle leggi svizzere, come ad esempio la Legge sul mercato interno e la Legge sui cartelli. La COMCO si occupa anche di tenere d’occhio gli attori dominanti sul mercato e di controllare la concentrazione delle imprese. A tal proposito, in oltre un quarto di secolo, sono stati oltre 670 i progetti di fusione che hanno subito un esame preliminare e circa 60 un esame approfondito.

Per svolgere la loro attività di vigilanza i membri della COMCO si avvalgono di una segreteria il cui numero di dipendenti nel corso degli anni è progressivamente aumentato di fronte a un mercato economico sempre più complesso e a nuovi compiti. Il numero dei collaboratori, che erano una quarantina sul finire degli anni ’90, si è assestato nell’ultimo decennio attorno alla settantina, con una prevalenza di giuristi ed economisti.

Lo strumento riparatorio della multa

L’attività della COMCO si concretizza attraverso regolari riunioni, ogni due-quattro settimane, nel corso delle quali vengono prese le decisioni più importanti, tra cui anche le multe che sono inflitte per le infrazioni alla Legge sui cartelli. Per chi viene sanzionato si aprono sostanzialmente due strade, l’accettazione dell’ammenda oppure la via del ricorso al Tribunale amministrativo federale di San Gallo e in seconda istanza al Tribunale federale di Losanna.

Tutti gli anni il lavoro svolto dalla COMCO viene riassunto in un rapporto che è destinato al Consiglio federale. Il documento elenca tutte le decisioni prese, evidenziando quelle più importanti. Trattandosi di inchieste che sovente restano aperte per diversi anni, per ognuna viene indicato anche se la decisione è cresciuta in giudicato oppure se ancora oggetto di ricorso davanti a un giudice.

Non è naturalmente compito della COMCO stilare una graduatoria delle inchieste che più hanno dato visibilità mediatica alla Commissione, attirando l’attenzione del pubblico vuoi per l’importo spesso milionario della multa, vuoi per la rilevanza delle imprese coinvolte.

Lo scandalo di “Asfaltopoli”

Una classifica, mirata sul Ticino ma non solo, deve forzatamente partire dal caso del 2004 con “Asfaltopoli”, lo scandalo che vide l’autorità di sorveglianza mettere il dito nell’intesa bituminosa tra 17 imprese che si erano accordate per tenere artificiosamente elevati i prezzi delle opere di pavimentazione stradale in Ticino.

Lavori stradali
Nel 2004, l’autorità di sorveglianza mise il dito nell’intesa tra 17 imprese che si erano accordate per tenere elevati i prezzi delle opere di pavimentazione stradale in Ticino. Keystone / Gian Ehrenzeller

Proprio l’intervento della COMCO aveva sciolto l’intesa cartellonistica che aveva asfaltato ogni parvenza di concorrenza tra il 1999 e il 2004, mungendo le casse pubbliche. In quel caso non vennero comminate multe dalla COMCO, perché il cartello non era più in vigore quando entrò in vigore la riveduta Legge sui cartelli. Tralasciando i risvolti politici, civili e penali della vicenda, che finì in una serie di decreti di non luogo e d’abbandono per i titolari delle ditte, l’agire corretto della COMCO venne confermato da una sentenza del Tribunale amministrativo federale che nel 2010 respinse il ricorso di otto ditte asfaltatrici, confermando che quell’intesa era illecita.

Mega multa alle concessionarie

Sempre in Ticino, nel 2018, la COMCO avvia un’indagine che si conclude quattro anni dopo con una multa di 44 milioni di franchi a sette rivenditori di veicoli dei marchi Volkswagen. Attraverso interrogatori, domande di assistenza alle autorità cantonali e anche perquisizioni l’inchiesta porta alla luce un cartello illecito che tra il 2006 e il 2018 ha mantenuto a un livello più elevato i prezzi di vendita dei veicoli nuovi a clienti pubblici e privati. Gran parte della sanzione è ricaduta sulle spalle del gruppo AMAG.

Bocciato l’albo anti-padroncini

Non sovente, ma alla COMCO capita anche di incidere direttamente nelle scelte della politica. È successo, sempre in Ticino, nel novembre 2016 quando la COMCO interpone ricorso al Tribunale cantonale amministrativo contro la Legge sulle imprese artigianali (LIA). Le procedure burocratiche architettate per le ditte italiane – per una singola registrazione occorreva inoltrare più di dieci documenti – attirano l’attenzione di chi sorveglia la concorrenza.

Nel febbraio 2018 il Tram accoglieCollegamento esterno gli argomenti contrari all’albo anti-padroncini ritenendo che i requisiti della LIA fossero una restrizione del libero accesso al mercato e infrangessero la Legge federale sul mercato interno. Alcuni mesi dopo anche il Tribunale federale alza un muro davanti alla contrarietà dalle associazioni di categoria e delle imprese artigianali ticinesi. La decisione del TRAM passa in giudicato. Non va meglio alla cosiddetta LIA bis, che nel marzo 2019 viene bocciata ancora una volta dalla COMCO, secondo cui era “cambiata la forma, ma non la sostanza”.

Bastone a Swisscom, carota ad Apple

Ci sono quindi aziende come Swisscom che per la loro posizione dominante sul mercato sono finite più volte nel mirino della vigilanza. Clamorosa è la multa inflitta al gigante delle telecomunicazioni per il comportamento lesivo della concorrenza avuto nel settore Internet negli anni 2005-2007. L’inchiesta della COMCO aveva inflitto a Swisscom una sanzione di 220 milioni di franchi, sostanzialmente confermata nel 2015 dal Tribunale amministrativo federale che condanna l’operatore a pagare 186 milioni di franchi. Multa infine iscritta nella pietra dal Tribunale federale nel 2019.

Se la multa è il passaggio quasi obbligato quando il danno è fatto, può capitare anche che la COMCO intervenga per correggere degli abusi di posizione nel momento in cui sono in atto. È stato il caso, nel 2018, quando Apple si è impegnata ad applicare una soluzione tecnica che impedisse l’attivazione automatica di Apple Pay quando era in corso una procedura di pagamento con l’app TWINT, la piattaforma concorrente sviluppata dalle banche svizzere. Sulla base di questo impegno la Segreteria della COMCO ha deciso di archiviare l’inchiesta preliminare contro il colosso di Cupertino.


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