Secondo la consigliera federale Karin Keller-Sutter, in Svizzera l'ascolto e la presa a carico delle vittime di violenza sessuale devono essere migliorati.
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tvsvizzera.it/mrj con Keystone-ATS
C’è margine di miglioramento per quanto riguarda l’ascolto e la presa a carico delle vittime di violenza sessuale in Svizzera: ne è convinta la consigliera federale Karin Keller-Sutter, che ha incontrato lunedì le autorità cantonali proprio per discutere di questo tema. Durante l’incontro si è discusso anche su come migliorare la formazione delle autorità penali e giudiziarie confrontate con vittime di violenza.
La fiducia delle vittime nei confronti di queste autorità è infatti un prerequisito essenziale nella lotta contro la violenza sessuale. Una fiducia che dev’essere rafforzata dall’impegno politico: “Solo se le vittime sporgono denuncia ci saranno condanne”, ha dichiarato la ministra di giustizia e polizia citata in un comunicato.
Un passo importante in questa direzione, ha spiegato Keller-Sutter, è la revisione della definizione di stupro nel diritto penale, attualmente in corso in Parlamento. Questo però non sarà sufficiente per risolvere tutti i problemi, ha avvertito. Anche per questo motivo è stato avviato un dialogo sulla violenza sessuale con i Cantoni e gli attori del settore, tra cui l’Ufficio federale per l’uguaglianza fra uomo e donna, le forze di polizia cantonali, i pubblici ministeri, i tribunali e le agenzie di protezione dei minori e di prevenzione dei reati.
Un primo incontro ha permesso di fare mente locale e nei prossimi mesi verranno definite le aree di intervento, in particolare per quanto riguarda la consulenza e il sostegno alle vittime, la formazione delle autorità giudiziarie e penali e i dati statistici disponibili in questo settore.
Persone e istituzioni che si occupano di violenza sessuale si riuniranno la prossima primavera con chi si occupa di violenza domestica. Questo garantirà il coordinamento con il piano d’azione nazionale per l’attuazione della Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa, che mira a combattere tutte le forme di violenza contro le donne.
Intanto si lavora su un miglioramento della formazione di chi ha i primi contatti con le vittime di una violenza sessuale: gli e le agenti di polizia. Guarda il servizio del Telegiornale della Radiotelevisione della Svizzera Italiana RSI:
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“Solo un sì è un sì”
Lunedì, inoltre, 50 organizzazioni e più di 40’000 persone hanno chiesto al Parlamento, mediante una petizione, di adottare la soluzione del consenso esplicito “solo un sì è un sì” per definire lo stupro nel diritto penale, che è anche quello che preferisce la commissione competente del Consiglio nazionale. Il Consiglio degli Stati vorrebbe invece continuare ad attenersi al principio “no significa no”, ossia all’espressione di un rifiuto.
La petizione è stata presentata alla Cancelleria federale da Amnesty International, Operazione Libero e dai partner sostenitori. Erano presenti anche deputati di vari schieramenti, tra cui le consigliere nazionali Léonore Porchet (Verdi), Tamara Funiciello (Partito Socialista) e Kathrin Bertschy (Verdi liberali). In un’azione simbolica, gli attivisti hanno usato una sveglia in formato XXL per svegliare una “Giustizia” d’argento sulla terrazza del Palazzo federale di Berna per poi chiedere che le persone che hanno subito abusi sessuali in Svizzera ricevano giustizia.
La Svizzera criticata dall’ONU e dall’UE
Le Nazioni Unite e il Consiglio d’Europa hanno recentemente criticato la Confederazione per come gestisce il problema della violenza domestica e sessuale. Sono state rilevate carenze, in particolare, nel finanziamento del sostegno alle vittime, nella formazione delle autorità penali e giudiziarie, nelle statistiche e a livello legislativo.
Attualmente, in Svizzera solo la penetrazione non consensuale di una donna da parte di un uomo è considerata stupro. La vittima, inoltre, deve aver mostrato una certa resistenza. Una revisione del diritto penale è al momento allo studio.
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