La differenza tra abbandonare il proprio bebè a lasciarlo alle cure di un ospedale
Il caso di un bimbo affidato a una clinica milanese è rimbalzato su tutti i siti di cronaca. Eppure, le organizzazioni di categoria e le istituzioni ritengono sia una scelta che, in sicurezza, offre una nuova prospettiva di vita al bebè. La situazione dei parti anonimi e delle baby finestre in Svizzera.
La mattina della domenica di Pasqua, un bambino di pochi giorni è stato affidato alla “culla per la vita” del Policlinico di Milano.
Si tratta di un neonato di circa 2,6 chili, in buona salute. Insieme al piccolo è stata trovata anche una lettera firmata dalla madre, dove si racconta che il bimbo è sano e che tutti gli esami fatti in ospedale lo confermano.
Un fatto che, complice forse anche l’assenza – tipica dei giorni di festa – di altre notizie di peso, è rimbalzato su tutti i portali italiani di informazione. Ad ogni ripresa aggiuntiva della notizia, si accodava anche una reazione, uno strascico in più. Fino ad arrivare a discutibili appelli alla madre.
La culla per la vita è una struttura videosorvegliata, riscaldata e corredata di una chiusura di sicurezza e di sensori, che rilevano la presenza di un neonato o di una neonata. È fatta in modo tale che, una volta accolto il bebè, l’allarme avvisa immediatamente il personale sanitario, permettendo così al genitore di affidare all’ospedale e alle istituzioni il bambino o la bambina, in totale sicurezza e nel rispetto della loro privacy.
La culla, solitamente, è infatti posizionata in un luogo defilato dell’ospedale, in maniera che la madre in difficoltà non debba sentirsi giudicata o dare spiegazioni. Chi lascia un neonato o una neonata al sicuro in una struttura di questo tipo non può infine essere perseguito penalmente. Progetti come questi esistono anche in Svizzera e vengono chiamati “baby finestre” (vedi sotto).
Certo è che la procedura di accoglienza di questi bebè ha suscitato e suscita molta curiosità. Vediamo quindi perché sono nate strutture di questo tipo, che esistono anche in Svizzera, e se effettivamente vengono sfruttate spesso oppure no.
Una scelta eccezionale
La culla della vita del Policlinico di Milano è attiva da 16 anni, durante i quali è stata utilizzata tre volte. Compresa quella di Pasqua. Ve ne sono però anche altre. In Italia sono circa una cinquantina e permettono alle madri che non se la sentono o non possono prendersi cura della propria creatura, di lasciarla in un posto sicuro, caldo, in maniera anonima e senza il peso del giudizio altrui.
È risuccesso ieri – mercoledì 12 aprile – all’ospedale Buzzi, sempre a Milano. Una coppia di genitori ha lasciato la propria bimba, partorita poche ore prima, alle cure della clinica infantile. Entrambi si sono presentati, in questo caso, al pronto soccorso ma richiedendo l’anonimato e comunicando di non potersene occupare.
Le baby finestre svizzere
Le cosiddette “culle della vita” esistono anche nella Confederazione, e vengono chiamate “baby finestre”Collegamento esterno. Si tratta di sei strutture, situate in altrettante città elvetiche: Basilea, Bellinzona, Berna, Davos, Einsiedeln e Olten.
La prima è stata inaugurata nel canton Svitto, ad Einsiedeln, nel maggio del 2001, il giorno della Festa della mamma. Ed è nata sulla scia di un’urgenza sociale: nei cinque anni precedenti, ben 13 neonati erano stati abbandonati in Svizzera. Alcuni di loro non sono sopravvissuti.
Chi si dovesse rivolgere alla baby finestra, sia quella dell’Ospedale regionale di Bellinzona e Valli (dove finora non si sono mai verificati casi), sia alle altre, nella culla preparata per i neonati e le neonate troverà una lettera in cui si legge: “Cara mamma, ha appena partorito un bambino: le nostre più vive congratulazioni! Deponendo il suo bebè nella baby finestra di Bellinzona gli offre una nuova prospettiva di vita, l’opportunità di essere felice. Le siamo grati del fatto che desidera solo il meglio per suo figlio. Comprendiamo pienamente la difficile decisione che ha dovuto prendere e la informiamo inoltre che non subirà alcuna conseguenza penale. Ha il diritto di riavere il suo bambino fino al momento in cui un’eventuale adozione diventerà effettiva, cioè non prima di un anno da quando il bebè è deposto nella baby finestra. La fondazione Aiuto svizzero per madre e bambino (ASMB) le mette gratuitamente a disposizione l’assistenza finanziaria e sociale necessaria per garantirle un futuro sereno con il suo bambino. Si faccia consigliare, se preferisce anche in forma anonima. Siamo sempre a sua disposizione! Sarebbe utile se lasciasse un biglietto con il nome di suo figlio e informazioni sulle sue origini in una busta chiusa. Può farci avere la lettera anche in un secondo momento. Questa sarà custodita e consegnata al bambino entro il compimento della maggiore età. Si occupi anche della sua salute; un parto che non viene seguito da un medico è rischioso, chieda pertanto consiglio a uno specialista. Se le occorre un medico di fiducia gratuito, contatti la fondazione Aiuto svizzero per madre e bambino. Riceverà l’aiuto richiesto. Le auguriamo tanta forza e coraggio”.
L’istituzione di queste culle non ha purtroppo azzerato gli abbandoni in Svizzera e probabilmente non risolve del tutto il problema. Al momento della loro diffusione, sono infatti state sollevate critiche di ordine etico, medico e sociale (ne abbiamo parlato qui). Ma, in base ai dati forniti sul sito babyfenster.ch – dove si trovano consigli e raccomandazioni su come agire in caso di difficoltà –, la baby finestra rimane un’opzione sicura per la salute dei bambini e delle bambine. In questi 22 anni, sono in tutto 27 i bebè affidati alle varie “finestre” sorte nel tempo.
Partorire in anonimato
Ci sono anche altri modi di affidare il proprio bebè a una struttura sanitaria e alle istituzioni, partorendo in ospedale, assistite da specialiste e specialisti, in maniera anonima e gratuita, in modo da non incappare in eventuali rischi per la propria salute o quella del bambino o della bambina. Anche nel caso in cui non vogliano tenere il proprio figlio o la propria figlia.
Questo diritto è regolato in Italia dal decreto 396 del 2000. In Svizzera vige la stessa possibilità, ma è più nota con il nome di “parto confidenziale”.
Tra i 20 e i 30 casi all’anno nella Confederazione
L’organizzazione Salute Sessuale SvizzeraCollegamento esterno (SSCH) si impegna da anni a diffondere il parto confidenziale, ancora sconosciuto a molte e molti e ancora non offerto in tutti gli ospedali elvetici (possibile in 20 cantoni su 26).
Malgrado sia il quinto cantone in ordine di grandezza, il Ticino non è tra quelli in cui le strutture ospedaliere offrono la possibilità di partorire in maniera confidenziale, ma si sta discutendo per cambiare le cose.
Non esistono per ora statistiche in merito ai parti confidenziali nel nostro Paese, ma l’SSCH stima che nella Confederazione si verifichino tra i 20 e i 30 casi all’anno, molti più rispetto alla media di due casi all’anno per le “baby finestre”.
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