L'Unione democratica di centro (UDC, destra ultraconservatrice) vuole liste congiunte con i liberali (PLR) alle elezioni federali di ottobre. I Verdi mirano al podio.
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tvsvizzera.it/spal con Keystone-ATS
La proposta è stata avanzata dal presidente Marco Chiesa all’assemblea del partito tenutasi a Bülach (Zurigo). In ogni cantone, ha detto il parlamentare ticinese, vanno stabiliti apparentamenti elettorali tra le due liste per evitare che la sinistra avanzi, come avvenuto nel 2019.
Nelle legislative di quattro anni fa, ha in proposito ricordato il presidente udc, i socialisti hanno conquistato un seggio nei Grigioni al Consiglio nazionale (Camera bassa) a causa della mancata congiunzione e questo, ha aggiunto, non deve ripetersi.
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Buona parte del suo discorso si è incentrato su attacchi alla sinistra, accusata di “distruggere tutto ciò che rende la Svizzera vincente”. In particolare Marco Chiesa l’ha incolpata per l’attuale crisi energetica – da addebitare, a suo dire, alla strategia 2050 del governo federale (approvata in votazione popolare) – e per lil fenomeno migratorio.
Attacchi alla sinistra
Su quest’ultimo aspetto il presidente udc ha sostenuto che il fronte rosso-verde vuole concedere il diritto d’asilo “al mondo intero”, attirando stranieri di cui non ha bisogno. E ha anche denunciato, alludendo al “wokismo”, il tentativo della sinistra di voler prescrivere il modo corretto di pensare, parlare e scrivere. Concetto ripreso dell’ex consigliere federale Ueli Maurer, secondo cui la maggioranza del Paese è d’accordo con l’UDC sul fatto che molte cose non possono più essere dette e c’è un sistematico “moralismo”. Ha in proposito citato quali esempi il Covid e la guerra in Ucraina.
In vista del probabile voto sulla legge per la protezione del clima in giugno, Chiesa ha sottolineato che una vittoria contro questo oggetto è la condizione per un successo elettorale della destra in autunno, a condizione però che il PLR accetti congiunzioni di liste generalizzate con l’UDC.
Nel corso del pomeriggio i 393 delegati hanno adottato all’unanimità il nuovo programma del partito, con l’aggiunta di nuove tematiche, come la “cultura woke”, invisa al partito di destra, a quelle tradizionali della libertà e della sicurezza.
Tra gli altri temi del documento politico figurano l’opposizione al sistema scolastico inclusivo e la richiesta di trasmissione automatica dei dati dei sans-papiers alle autorità competenti per l’immigrazione in vista della loro rapida espulsione.
I Verdi mirano alla terza piazza
In giornata si è tenuta a Ginevra anche l’assemblea dei Verdi che si sono posti l’obiettivo, enunciato dal presidente Balthasar Glättli, di diventare la terza forza politica del Paese.
Sulle rive del Lemano, Glättli ha colto l’occasione per sottolineare i successi raggiunti proprio a Ginevra, dove i Verdi sono diventati il primo partito nel 2019, con quasi il 25% dell’elettorato. Il 2023, ha aggiunto, è un anno chiave per il clima e la biodiversità, su cui sono state criticate le posizioni dell’UDC (un cui esponente, Albert Rösti, ricopre da poche settimane il Dipartimento federale responsabile dell’ambiente (DATEC).
Nel pomeriggio è stato approvato anche il programma elettorale. E ha rivendicato i risultati ottenuti dal suo partito: in parlamento i Verdi sono riusciti a trovare una maggioranza per quanto riguarda il controprogetto indiretto all’iniziativa sui ghiacciai, ossia la legge con cui la Confederazione intende raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
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