L’Afghanistan e il dilemma dei rifugiati
Dar prova di solidarietà accogliendo un contingente di rifugiati afghani o chiudere le porte: la Svizzera, come molti altri Paesi, si divide in due.
Finora, l’unica decisione presa dalle autorità svizzere è di sospendere i rinvii verso l’Afghanistan e di accogliere i 38 membri del personale locale dell’Ufficio di cooperazione elvetico a Kabul e le loro famiglie. Si tratta complessivamente di circa 230 persone, che però non hanno ancora potuto lasciare il Paese.
I partiti di sinistra e diverse organizzazioni chiedono dal canto loro al Governo federale di concedere lo statuto di protezione agli afghani residenti in Svizzera e soprattutto di accogliere un contingente di 10’000 persone vulnerabili, in particolare donne e bambini.
Diverse centinaia di persone hanno inoltre manifestato martedì davanti alla sede dell’ONU a Ginevra e davanti a Palazzo federale a Berna per chiedere, tra le altre cose, che la Svizzera non rimanga in silenzio di fronte a quanto sta succedendo in Afghanistan.
Richieste d’aiuto alle autorità sono giunte anche da parte di organizzazioni che in questi anni hanno dato il loro contributo al tentativo di ricostruzione dell’Afghanistan. Una di queste è l’associazione Afghanistanhilfe, con sede a Sciaffusa, che teme per i collaboratori afghani con cui ha collaborato.
Il ministro degli esteri Ignazio Cassis ha da parte sua indicato lunedì che il Governo “valuta di ora in ora” se la Svizzera debba o meno accettare più rifugiati. Tuttavia – ha precisato il ticinese – ciò dipende anche dalla cooperazione di altri Stati e “la Confederazione da sola non può fare molto”.
L’Unione democratica di centro (UDC, destra sovranista) si è invece detta fermamente opposta a qualsiasi contingente. Per affrontare la crisi afghana, bisogna fornire aiuti sul posto e nei Paesi circostanti, ma l’asilo va concesso solo alle persone che rischiano di essere uccise.
Con flussi incontrollati di richiedenti l’asilo, potrebbero arrivare in Svizzera anche islamisti, criminali violenti e persone non integrabili, aggiunge il partito. Inoltre “la Svizzera deve rimanere rigorosamente neutrale”.
Intanto, in Afghanistan i talebani nella loro prima conferenza stampa hanno cercato ancora una volta di rassicurare, sottolineando che rispetteranno le minoranze e le donne. Una strategia di distensione che però non convince tutti.
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