Fabio Fazio e Luciana Littizetto in un'immagine del 2013.
Keystone / Claudio Onorati
L'emittente pubblica italiana RAI ha deciso di non rinnovare il contratto a due dei suoi volti più noti: "Che tempo che fa" dice addio a Fabio Fazio e a Luciana Littizetto. Una decisione che fa discutere.
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La rivoluzione politica ai vertici della televisione pubblica italiana (RAI) sta facendo molto discutere. In particolare, il mancato rinnovamento del contratto al giornalista e conduttore Fabio Fazio, che da anni è il volto della trasmissione “Che tempo che fa”. E addio anche alla sua co-conduttrice Luciana Littizetto.
C’è chi esulta, come Matteo Salvini, che twitta un “Ciao belli”. Il centrodestra ha spesso criticato il programma di Fazio per le sue posizioni e i suoi ospiti giudicati troppo a sinistra.
Per altri, questo addio da parte del programma di punta della RAI, che ha ottimi ascolti e ottimi incassi pubblicitari, è incomprensibile. Secondo l’ex segretario del PD Enrico Letta è un danno alla TV, alla cultura e all’Italia.
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Fazio, che è alla RAI da 40 anni, dalla prossima stagione sarà su un’altra rete. “Non ci sono uomini adatti a tutte le stagioni. Almeno io non credo di esserlo. E quindi con grande entusiasmo intraprendo un nuovo cammino”, ha dichiarato durante la più recente puntata di “Che tempo che fa”. Non si sa dove andrà, come non si sa nemmeno il nome di chi prenderà il suo posto.
In Italia è un grande classico: quando cambia il Governo, cambiano i vertici e i volti della RAI. Nel 2002 l’allora premier Silvio Berlusconi chiese pubblicamente di cacciare Biagi, Santoro e Luttazzi dai palinsesti. Oggi invece, per Fazio, le cose sono andate molto diversamente. “Si può pensare che Giorgia Meloni abbia raggiunto il suo obiettivo evitando di sovraccaricare i toni”, ha dichiarato alla Radiotelevisione della Svizzera italiana Massimiliano Panarari, sociologo della comunicazione all’Unimercatorum di Roma.
Ora arriveranno volti nuovi all’emittente pubblica, ancora da definire, e – forse – nuovi programmi per dare il segnale di una rottura con il passato. “C’è la volontà di sostituire la cosiddetta ‘egemonia culturale’ della sinistra – che non è fatta solo di idee, ma anche di luoghi, spazi e istituzioni culturali – per sostituirla con una ‘controegemonia di destra’ di cui tanto si parla. La nuova RAI Melonian-Salviniana rappresenterà un banco di prova fondamentale per vedere cosa significhi concretamente”, ha aggiunto Panarari.
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