Il padiglione di Israele sorge all’incrocio tra cardo e decumano.
Il campo coltivato che riveste la copertura inclinata non passa inosservato, integrandosi con le immagini del megaschermo che suggestionano con la natura e le bellezze del paese. Se di giorno colpisce, l’effetto caleidoscopico di sera abbaglia attraendo l’attenzione di chiunque passi davanti.
Il percorso è centrato sulla figura della bellissima Morana Tias che accompagna virtualmente i visitatori in tre ambienti distinti. L’attrice li accoglie in un siparietto iniziale con un attore reale, ricordando non solo le peculiarità locali, ma anche che Israele è l’unico stato che nel XX secolo ha aumentato il proprio patrimonio boschivo.
Nella prima sala, le gradinate fronteggiano lo schermo dove la storia di una famiglia di agricoltori mostra l’integrazione tra la caparbietà delle vecchie generazioni e l’innovazione di quelle recenti, grazie alle quali si è diffusa l’irrigazione a goccia che oggi permette di coltivare perfino nelle zone più aride.
Nello spazio successivo, Morana racconta, attraverso le immagini proiettate su una cupola, come la tecnologia sviluppata nei campi e nei laboratori israeliani sia impegnata ad aiutare l’agricoltura di tutto il mondo. Al termine dei programmi, l’area picnic con i cesti in paglia intrecciata permette al pubblico di assaggiare specialità Kosher.
Nell’essenzialità della costruzione, l’unico neo del progettista è quello di non aver pensato una tettoia per proteggere il pubblico in attesa dal sole e dalle intemperie. Peccato per un padiglione che, per forme e contenuti , è sicuramente tra i più attinenti ai temi di Expo2015.
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