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I produttori di giostre veneti sfidano il Covid

Il luna park Wonder Wheel di Coney Island Keystone / Mary Altaffer

Le giostre create in Veneto si ritrovano nei parchi di divertimento in tutto il mondo. Un'attività che ha dovuto fare i conti con la pandemia.

Questo contenuto è stato pubblicato il 23 ottobre 2020 - 09:58
Simone Bauducco, Rsinews

Il luna park di Coney IslandLink esterno è uno dei parchi divertimento più importanti e antichi al mondo. Fu fondato a New York nel 1903, ma negli anni Quaranta fu costretto a chiudere a causa degli incendi che lo devastarono. Da quel momento diventò un luogo degradato, location perfetta per ambienti spettrali come nel film “I Guerrieri della NotteLink esterno".

Sessant’anni di abbandono fino al 2010 quando in soli cento giorni venne rimesso a nuovo da un’azienda italiana, la Zamperla, che ha sede a più di 6'000 chilometri di distanza, nel distretto veneto delle giostre. In questo distretto il 98% delle giostre viene prodotto per l’estero, dall’Estremo Oriente al Nord America e in quest’area lavorano oltre trecento aziende che impiegano 1'500 lavoratori. Un vero e proprio cluster industriale unico al mondo che si è sviluppato nel secondo dopoguerra.

“Mio nonno è partito più di cinquant’anni fa, prima portando le giostre in giro e poi fermandosi e iniziando a produrle” spiega il nipote del fondatore del gruppo, Antonio Zamperla junior che oggi riveste il ruolo di Chief Innovation Officer. “Si veniva dalla guerra e tuttora le nazioni dopo un momento di crisi investono in due cose: cultura e divertimento perché dovevano riportare la normalità nella testa delle persone”.

L’unico freno al settore si è avuto con la pandemia.“Siamo riusciti a superare la crisi creando un’infrastruttura digitale per affrontare possibili lockdown e blocchi dei confini”.

E se gli si chiede se il futuro dei luna park non sia a rischio risponde: “Confidiamo sul fatto che dopo le crisi si ha un aumento di presenze nei parchi periferici che vivono con i visitatori locali e non con i turisti come nel caso di DisneyWorld. La gente ha meno soldi da spendere per viaggiare, ma vuole lo stesso trovare un modo di divertirsi”.

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