In Svizzera ci si mobilita per accogliere la popolazione ucraina
Quasi 4'000 persone provenienti dall'Ucraina sono state finora registrate in Svizzera. Oltre ai posti nelle normali strutture d'accoglienza, molte famiglie hanno dato la loro disponibilità per accoglierle nelle loro case.
Sono cifre neppure lontanamente paragonabili a quelle dei Paesi confinanti con l’Ucraina, in particolare la Polonia, che ha accolto finora quasi 1,8 milioni di uomini e in particolar modo donne e bambini, stando alle ultime cifreCollegamento esterno dell’Alto Commissariato dell’ONU per i rifugiati. Complessivamente, dal 24 febbraio scorso oltre 2,8 milioni di persone sono fuggite dal Paese in guerra.
In Svizzera i numeri sono per il momento molto più contenuti. L’ultimo bilancio pubblicato lunedì dalla Segreteria di Stato della migrazione fa stata di 3’843 rifugiati e rifugiate registrati, di cui 2’281 ospitati nei centri federali di asilo e 1’562 privatamente.
Nella Confederazione e nei Cantoni ci si sta comunque organizzando per allestire il sistema di accoglienza. Nelle prossime settimane ci si attende infatti a un importante aumento delle persone alla ricerca di protezione.
Attualmente nei centri federali e in altre strutture sono disponibili 9’000 posti. A questi si aggiungono altri 45’000 letti messi a disposizione da privatiCollegamento esterno. Uno slancio di solidarietà “fantastico”, ha commentato l’Organizzazione svizzera di aiuto ai rifugiati, che ha lanciato il progetto.
A Ginevra, ad esempio, gli addetti alle linee telefoniche che si occupano di raccogliere queste proposte ricevono dalle 150 alle 200 chiamate al giorno.
Dare un tetto a chi fugge dalla guerra è però solo un primo, seppur importante, passo. Le autorità federali e cantonali si stanno muovendo per cercare di potenziare tutta la rete necessaria per sostenere chi cerca rifugio in Svizzera.
“Il primo passo è fornire un primo soccorso e trovare un alloggio”, ha sottolineato a Fredy Fässler, presidente della Conferenza dei responsabili cantonali dei dipartimenti di giustizia e polizia, intervistato dal quotidiano 20 Minuti. “Poi però bisogna pensare a mandare i bambini a scuola e focalizzarsi sull’apprendimento di una lingua nazionale e sull’integrazione professionale dei rifugiati adulti”. Non va poi dimenticato l’aspetto psicologico: molte persone sono traumatizzate e hanno bisogno di cure e di essere accompagnate.
I Cantoni si stanno quindi organizzando. Lunedì, il Governo cantonale ticinese ha presentato un piano per dare ospitalità ai profughi che giungeranno a sud delle Alpi. Un piano – ha precisato il presidente del Governo Manuele Bertoli – che potrà essere modulato e rivisto in funzione della situazione. Concretamente, il Ticino si aspetta di ricevere da 40 a 50 persone al giorno per un periodo di tempo che sarà tutto da valutare.
Anche a sud delle Alpi la popolazione avrà un ruolo determinante, poiché dopo una prima accoglienza presso il punto d’affluenza cantonale di Cadenazzo – una struttura della protezione civile dove i rifugiati resteranno al massimo tre giorni e avranno a disposizione un supporto amministrativo, sanitario e psicologico – saranno reindirizzati verso strutture pubbliche o private.
Sul teatro di guerra, intanto, gli scontri non si placano. Nei servizi del telegiornale la cronaca della giornata e le testimonianze da Kiev del giornalista Claudio Locatelli e da Leopoli dell’inviato della RSI Emiliano Bos.
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