Imposta minima per le multinazionali, per Berna fa bene alla Svizzera
L'aliquota minima d'imposta del 15% garantisce a livello internazionale condizioni quadro stabili per la piazza economica, assicura entrate fiscali e posti di lavoro in Svizzera.
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swissinfo.ch/mga/spal
Il governo ha presentato le sue argomentazioni a favore della minimum tax decisa per le multinazionale su piano mondiale, contro cui si sono schierati alcuni partiti politici e ong, secondo cui le nuove regole svantaggeranno i Paesi in via di sviluppo.
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La proposta di riforma dell’imposta sulle società dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) sarà sottoposta a votazione popolare in Svizzera il 18 giugno.
Lunedì la ministra delle Finanze Karin Keller-Sutter ha dichiarato che la riforma consentirà di tenere le multinazionali in Svizzera e di proteggere i posti di lavoro.
Il governo prevede inoltre di ricavare tra 1 e 1,25 miliardi di franchi svizzeri già nel primo anno di applicazione delle nuove regole fiscali per le grandi imprese.
Ma l’ong svizzera Alliance Sud condivide i rilievi di altre organizzazioni secondo cui le entrate supplementari saranno investite unicamente per rendere più attrattiva la Confederazione per le multinazionali.
Per Alliance Sud la tassa minima avrà il solo effetto di promuovere il “dumping fiscale” favorendo il trasferimento dei profitti conseguiti nei Paesi in via di sviluppo verso i ricchi paradisi fiscali.
Si stima che in Svizzera sono circa 2’000 le grandi aziende con un fatturato annuo di almeno 750 milioni di euro (735 milioni di franchi svizzeri o 824 milioni di dollari) interessate dalle nuove norme.
Se la Svizzera, che non è obbligata a seguire le indicazioni dell’OCSE e del G20, ha rammentato la Keller-Sutter, non dovesse però introdurre l’imposizione minima, gli altri Stati potranno riscuotere la differenza tra l’aliquota fiscale più bassa e l’aliquota minima.
Per evitare quindi introiti fiscali emigrino verso altri lidi, ha puntualizzato la consigliera federale sangallese, la Svizzera ha tutto l’interesse ad introdurre l’aliquota minima per i grandi gruppi.
Tra gli aspetti delle legge che hanno dato adito a parecchie discussioni è stata la ripartizione di questa “manna” fra Confederazione e cantoni. Alla fine il parlamento ha deciso, mettendo d’accordo tutti, che il 75% delle entrate spetterà ai Cantoni in cui le imprese interessate presentano un onere fiscale effettivo inferiore al 15%, mentre alla Confederazione andrà invece il 25% degli introiti fiscali. I Cantoni decideranno poi autonomamente come impiegare le entrate, tenendo adeguatamente conto dei Comuni.
Le entrate fiscali supplementari verranno poi prese in considerazione nella perequazione finanziaria. In tal modo è garantito che tutti i Cantoni possano beneficiarne, anche quelli finanziariamente deboli,
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