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Il virus dell’antisemitismo

due persone che indossano una stella di davide con la scritta no vax
Si rischia una banalizazzione dell'Olocausto Keystone / Giuseppe Lami

Dall’inizio della pandemia, gli ebrei sono al centro di dichiarazioni e commenti antisemiti da parte di chi si oppone alle misure anti Covid. Molti evocano anche un fantomatico complotto orchestrato proprio da questo popolo. 

Teorie e insulti sono ormai all’ordine del giorno e le comunità israelitiche elvetiche sono preoccupate dall’evolversi della situazione.

Nel rapporto sull’antisemitismo pubblicato nel 2020Collegamento esterno emergeva già il dato che il 50% delle esternazioni sulle teorie del complotto antisemitiche erano legate alla pandemia. A spiegarlo è Jonathan Kreutner, segretario generale della Federazione svizzera delle comunità israelite (FSCI).

Da sempre le teorie del complotto fanno riferimento a presunte forze oscure ebraiche che trarrebbero profitto dalle pandemie: “Un buon esempio risale a 800 anni fa e all’epidemia di peste bubbonica, quando in alcuni casi si diede la colpa agli ebrei della propagazione della malattia. E anche oggi si leggono teorie secondo le quali gli ebrei sono responsabili della pandemia di coronavirus, e che con il vaccino  cercano di dominare il mondo”, prosegue Kreutner.

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Oltre alle teorie del complotto, ci sono poi i paragoni delle misure anti Covid a quelle esercitate dal terzo Reich durante la seconda guerra mondiale. “Non tutti questi paragoni sono antisemitici e non tutti infrangono la legge. Ma urtano profondamente, e i riferimenti all’Olocausto diventano  sempre più frequenti negli ambienti anti-coronavirus, soprattutto nelle ultime settimane.”

Paragoni che possono anche diventare pericolosi: “È legittimo esternare le proprie frustrazioni e manifestare, ma perché bisogna sfruttare l’olocausto per i propri fini politici? Perché bisogna assolutamente fare paragoni con questo orrendo destino subito dagli ebrei. È offensivo e anche pericoloso”. Usare questo tipo di paragoni troppo spesso, inoltre, “rischia di banalizzare l’Olocausto”, conclude Kreutner.



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