Il vento del cambiamento sui Quartieri Spagnoli di Napoli
Per lungo tempo considerata una zona dove era meglio non avventurarsi dagli stessi napoletani, i Quartieri Spagnoli si stanno completamente trasformando.
Una coppia di turisti francesi passeggia per Spaccanapoli alla ricerca della “strada dell’amore”. Su Google Maps non ce n’è traccia. Chiedono in giro: “We are looking for the street of love”. Ma nessuno sembra averne mai sentito parlare.
A un giovane, però, viene l’intuizione: “Forse state cercando il vicolo con i cuori”. “Oui, la ruelle des coeurs, the street of love”. Vico Santa Maria delle Grazie, insomma, dove il fiorista Antonio Volo nel 2014 per San Valentino aveva appeso una serie di cuori di cartone e cartelli colorati. E visto il successo riscontrato aveva deciso di lasciarli. “Ma quello sta da tutt’altra parte”, spiega il ragazzo dando indicazioni alla coppia.
Il vicolo dell’amore di Napoli – come viene chiamato da tutti tranne che dai napoletani – è diventato una delle attrazioni turistiche per eccellenza in città. Si tratta di uno dei vicoletti dei Quartieri Spagnoli, quel dedalo di stradine che dal centro storico si inerpicano su una collina fino a raggiungere il borghese Corso Vittorio Emanuele.
Quartieri ‘off limits’
Il plurale – “quartieri” – ricorda la genesi di quel luogo: lì nel 16esimo secolo furono posizionati i “quartieri militari” per ospitare i soldati spagnoli venuti a conquistare il Regno di Napoli. Sin dalla loro creazione, la zona – a causa della presenza dei militari e di una densità abitativa elevatissima – fu interessata da criminalità, prostituzione e assenza costante dello stato. Nonostante lo Stato – durante il Regno – avesse sede a soli 500 metri da lì.
Le cose non sono cambiate per secoli, tanto che fino a dieci anni fa i Quartieri Spagnoli erano considerati off limits per tanti napoletani che – pur vivendo nelle zone limitrofe – non ci avevano mai messo piede.
Poi qualcosa è cominciato a cambiare. Quando, una decina di anni fa, un’intensa campagna mediatica internazionale riportò i turisti stranieri in città, iniziò a crescere l’interesse per i Quartieri Spagnoli considerati, da quel momento in poi, non più come un luogo da evitare ma come la sede dell’autenticità. La vera Napoli, insomma.
Attrazione turistica
Le stesse strade che fino a pochi anni prima erano percepite come pericolose dagli stessi napoletani, nel giro di poco tempo iniziarono a riempirsi di turisti. Il primo ad accorgersi della novità fu proprio Antonio Volo, il fiorista di Vico Santa Maria delle Grazie, la “street of love”.
Quei cuori e quei cartelli lui li aveva messi per gli abitanti del quartiere, mica per i turisti che “da maleducati, vengono qui, fanno le foto, distruggono accidentalmente la merce esposta in strada e se ne vanno”.
Così, nel 2018, stanco di quella situazione, Volo decide di togliere via tutto. Via i cuori colorati, via i cartelli con le scritte divertenti e via pure le bandiere del Regno di Napoli. Ma non i turisti. Quelli rimasero e anzi, continuarono a chiedere insistentemente della strada dell’amore.
Qualcuno, intuendo il vuoto lasciato da Volo (che nel frattempo posizionò uno o due cuori, non di più) decise di riempirlo riempiendo di cuori, cartelli e bandiere del Regno di Napoli un altro vicoletto. Quello a fianco. Gli abitanti giurano che nessuno dei turisti se n’è mai reso conto.
Episodi come quello della strada dei cuori dimostrano che ormai i Quartieri Spagnoli sono diventati un’attrazione turistica.
Gentrificazione?
“Non tutti i Quartieri Spagnoli – precisa Renato Quaglia, direttore di Foqus-Fondazione Quartieri Spagnoli – perché il processo di turistificazione dei Quartieri ha interessato soltanto la parte bassa, quella più vicina a Via Toledo e quindi più facilmente accessibile dai turisti”.
Qui, dove sorgevano i negozi degli artigiani ora ci sono trattorie, dove c’era il mini-market di quartiere ora sorge un night cafè con i nomi dei drink scritti in inglese, italiano e napoletano. E a fianco delle anziane signore che fanno la spesa dal fruttivendolo dietro l’angolo, ci sono i turisti, che – fotocamera al collo – girano per i vicoli come intontiti da quel fracasso, quei colori e tutta quella vita.
Ma guai a chiamarla gentrificazione! Lo spiega bene Giovanni Laino, professore di pianificazione urbanistica all’Università Federico II di Napoli, abitante dei Quartieri Spagnoli e presidente dell’omonima associazione: “I Quartieri Spagnoli sono da sempre un territorio spugna: accolgono il nuovo ma non per questo si lasciano snaturare. Nonostante siano costantemente aperti alle modifiche (in fondo Napoli è una città portuale per eccellenza), queste non cambiano mai i caratteri essenziali della morfologia sociale e spaziale del territorio”.
La criminalità si è spostata
A gestire la turistificazione del quartiere, dunque, sono gli abitanti stessi che restano lì dove sono, non cambiano le proprie abitudini, continuano a vivere la propria vita come hanno sempre fatto, “e nessuno imprenditore esterno o palazzinaro – dice il professor Laino – riuscirebbe mai a schiodarli”.
Turistificazione, dunque, ma non gentrificazione. La cui conseguenza è stata la scomparsa di fenomeni di piccola criminalità (scippi e rapine) dalla zona di Via Toledo e la sparizione dello spaccio di droga dai vicoli della zona bassa.
Ma la criminalità non è scomparsa dai Quartieri, dove trovano rifugio da generazioni tra le famiglie camorristiche più potenti città.
Non è scomparsa la camorra, non sono scomparse le stese, né gli agguati. Tutto si è solo spostato un po’ più in alto, lì dove i turisti non arrivano.
“La trasformazione in atto non sta interessando la parte più elevata dei Quarti Spagnoli dove è ancora possibile ritrovare tutte le problematiche storiche di questa zona”, spiega il professor Laino che i Quartieri non li ha mai abbandonati e da sempre con la sua Associazione Quartieri Spagnoli lavora per dare dignità a quei luoghi e alle persone che li abitano.
Sviluppo civico e sociale
Ma se una parte dei Quartieri Spagnoli non è stata investita dal processo di turistificazione, qualche mutamento è in atto anche lì.
“Questo quartiere – spiega il direttore di Foqus, Quaglia – si trova nel mezzo di un fenomeno di cambiamento assai complesso che investe in maniera diversa anche la parte alta. Qui è in atto uno sviluppo a base educativa. Uno sviluppo civico, sociale, che cerca di sostenere un tipo di emancipazione diversa”.
“La Fondazione Quartieri Spagnoli – continua Quaglia – è stata una degli artefici di questo cambiamento. La creazione di posti di lavoro qualificati e l’impegno costante sull’educazione, unito al lavoro svolto già da diversi decenni dalle realtà associative storiche di questi luoghi, sta creando le basi per un cambiamento che, seppure più lento di quello legato al turismo, sta dando i propri frutti”.
“Ad un certo punto – conclude Quaglia – queste due onde, quella della turistificazione della parte bassa dei Quartieri e quella a base educativa e fortemente sociale della parte alta, si incontreranno. E contiamo che si creino le condizioni perché entrambi coesistano ma che la seconda possa prendere il sopravvento sulla prima”.
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